Si dice che una mosca si poggiò casualmente sul posteriore di un mastodontico cavallo di razza bretone che era impegnato, insieme ad un altro cavallo di pari stazza, a trascinare un pesantissimo carro gravato da pesanti blocchi di marmo su per ripidissime rampe inclinate di una cava.
Ad un passero che svolazzava nei dintorni la mosca lanciò un avvertimento a sportarsi e non disturbare: “Non vedi che stiamo superando quest'ultima pendenza di risalita a cui fornisco il mio contributo fondamentale dato che i cavalli non ce la stavano facendo!!!” Urlò inviperita la mosca. Oggi scopriamo che esiste un erede moderno della mosca cocchiera, il ben noto Pippi Mellone si fionda in ogni elezione nelle vicinanze vantando meriti di vittorie in contesti dove non lo conosce quasi nessuno.
Si piazza, a favore di macchina fotografica manovrata da qualche suo galoppino, sui palchi dei vittoriosi e spara la grancassa propagandistica attribuendosi meriti che non ha neanche in sogno. Col sorriso da pesce in barile ha una collezione di foto da imbucato che fa invidia a Forrest Gump; attorniato da gente che non lo conosce neanche di striscio.
Qualunque sia la coalizione amministrativa che vince lui si infila e definisce tutti come espressione civica, di quel civismo di suo poco originale marchio.
E' il secolare “O franza, O spagna purchè se magna”.
La sua filosofia di vita, nessuna ideologia, ma quale casapound, quale centrodestra, quale centrosinistra lui è uno, nessuno, centomila purchè sia a galla, purchè sia al potere, purchè sia vicino al potere. Un potere da dittatorello dello stato libero di Bananas con sudditi e collaboratori sdraiati al suo servizio possibilmente privi di ogni, sia pur minimo, grammo di cervello e soprattutto senza alcuna minuscola pretesa di ragionare. Considera tutti i cittadini al livello dei suoi servi e non degna l'opinione pubbliica di ua risposta sui catastrofici bilanci che ha gestito in piena sintonia con quel Gianpiero Lupo che finge di essere stato su Marte per sette anni.
Sprezzante nel qualificare il debito mostruoso prodotto come necessario per rilanciare la città, ma senza che vi sia stata mai una seria valutazione di congruità per i costi enormi di opere pubbliche che sembrano a taluni osservatori non stare né in cielo né in terra; Come ad esempio 330mila euro per la rotonda-fontana-bidet dell'Incoronata, come la demolizione del Gerontocomio costata 750mila euro o come i passaggi pedonali rialzati messi a bilancio con costi tra gli 8mila e i 10mila euro. Nessuno ha chiesto una ricognizione, ad enti terzi, di questi e di tantissimi altri costi stratosferici; le opposizioni raramente hanno attaccato nella sostanza ma si sono limitati a puerili rilievi propagandistici privi di ogni concreta reale critica sostanziale. I danni sono dei cittadini che vedranno l'Ente che li governa gravato da pesanti rate di mutuo che impediranno ogni reale manovra amministrativa per i prossimi venticinque anni, pesante cappa di piombo che peserà agli amministratori che succederanno nelle prossime cinque consiliature.
Questo il volere del dittatorello dello stato delle banane instaurato a Nardò e anche del gregge che l'ha incoronato e continua a seguirlo. E questo dittatorello circola indisturbato pensando di gabbare anche altri salentini nonostante la deficitaria prova data in questi nove anni di disastrosa disamministrazione a Nardò.
In fondo in fondo, come dagli torto, se il suo ex socio Lupo è riuscito a spacciarsi per superconsulente al comune di Copertino anche lui penserà di poter trovare altri polli da spennare.
Werther Messapo