Nata a Padova nel 1973, con radici greche da parte materna, Fiammetta Fazio manifesta sin da giovanissima una profonda inclinazione per l’arte, che la conduce a scegliere Venezia come città d’adozione. Qui si dedica con passione all’antiquariato, coltivando un gusto raffinato per i tessuti e gli oggetti d’epoca.
Nel 2016, accompagnata dal figlio e dalla sua preziosa collezione di tappeti, stoffe e manufatti antichi, si trasferisce a Lecce — città che le è da tempo cara e in cui ritrova un’affinità naturale con la propria sensibilità estetica. È qui che perfeziona e lancia la sua linea di abbigliamento sartoriale, MADAMORO, sintesi armoniosa di eleganza, tradizione e ricerca artistica.
• • D. Fiammetta, cominciamo dalle origini: da dove nasce la sua passione per i tessuti?R.: Nasce da un profondo senso estetico ereditato dalla famiglia: mia madre e mia nonna materna, di origini greche, erano donne molto diverse ma unite da una grande sensibilità per il bello. Fin da giovane ho imparato ad amare la decorazione, i manufatti preziosi e i tessuti, cercandoli come un “cercatore d’oro” nei mercati e nei luoghi dimenticati. Ancora oggi, il gusto della scoperta mi accompagna nella ricerca dei materiali.
R.: Le mie radici greche e i racconti di famiglia mi hanno trasmesso un amore profondo per la bellezza autentica e per la memoria. Mia nonna greca, arrivata in Italia dopo la guerra, aveva uno spirito contemporaneo e libero; questo contrasto tra antico e moderno ha nutrito il mio sguardo creativo.
R.: Venezia mi ha insegnato l’armonia delle differenze. È una città internazionale, dove conta chi sei e come ti comporti, non da dove vieni. Lì ho conosciuto artisti, critici e imprenditori: un ambiente che mi ha regalato apertura mentale e libertà. È anche la città dove è nato mio figlio Andrei.
R.: Madamoro nasce da Madame Morosini, nel cui palazzo avevo risieduto a Venezia. Tutto è iniziato per caso, quando alcune amiche mi chiedevano di aiutarle con composizioni floreali, rivestimenti e gioielli, fino ad arrivare agli abiti.
R.: I tessuti antichi, i tappeti, gli elementi déco e i materiali che portano con sé una storia. Amo tutto ciò che ha il fascino del “délabré” e del “fané”, il vissuto che racconta eleganza e tempo.
R.: A Lecce ho trovato accoglienza, calore umano e un ritmo più umano. È una città affine al mio sentire, che mi ha permesso di ricominciare da zero come madre sola con un bambino, trasformando la fatica in gratitudine.
R.: I viaggi sono stati fondamentali. Ho attraversato l’Europa con grandi valigie piene di tappeti antichi, viaggiando ogni mese a Istanbul per farli restaurare. Quelle esperienze mi hanno insegnato il valore dell’avventura, del tempo e della contaminazione culturale.
R.: La mia. Madamoro è la mia rinascita: un intreccio di memoria, coraggio e creatività nato dopo un periodo difficile. È la sintesi della mia vita, dei miei affetti e dei miei viaggi.
R.: Continuare a far crescere Madamoro come un laboratorio d’arte e vita, dove i tessuti e le persone si incontrano per creare bellezza autentica.
R.: La paura di perdere l’equilibrio raggiunto con fatica, o di non riuscire più a reinventarmi dopo un cambiamento improvviso.
R.: Sì, sempre. Mia madre e mia nonna sono il mio filo rosso. Ogni stoffa, ogni colore, ogni gesto artigianale è un dialogo silenzioso con loro.
R.: Il momento più difficile è stato decidere di cambiare città da un giorno all’altro con un bambino piccolo, inventandomi un lavoro e una vita nuova da zero. L’ho superato pensando che tutto ciò che stavo costruendo era per dare serenità a mio figlio — ed è stata quella forza a farmi andare avanti senza mai guardare indietro.
R.: Mio figlio Andrei mi ha insegnato la leggerezza e la forza dell’amore. La maternità ha reso il mio sguardo più profondo, autentico ed equilibrato, e mi ha perfettamente “centrato” nella realtà.
R.: I tappeti restaurati a Istanbul, i viaggi in Scozia nei castelli della nobiltà, e il soggiorno nella dimora di Paul Cézanne ad Aix-en-Provence: esperienze intrise di arte, storia e magia.
R.: Mio figlio Andrei, senza dubbio. È il mio centro e la mia forza.
R.: Casa e viaggio per me coincidono: ogni luogo che ho vissuto è diventato parte della mia identità. Ma forse il viaggio resta la mia vera casa.
TR.: occare i tessuti, respirare il profumo dei fiori, osservare la luce che cambia: piccoli riti di presenza e gratitudine.
R.: Le direi di fidarsi della vita, che anche le perdite e le cadute portano alla bellezza. Che ogni dolore può trasformarsi in creazione.
R.: La musica classica, che mi lega a mio nonno palermitano e al suo amore per l’opera, e la letteratura che parla di viaggi e di memoria.
R.: Probabilmente avrei lavorato nel mondo dell’arte antica, continuando a studiare e restaurare oggetti d’altri tempi — come all’inizio del mio percorso.
Marco Marinaci