Esclusiva*: duro attacco dell'ex sindaco Risi con rivelazioni inedite sul furto dei documenti elettorali, "Mellone è figlio nostalgico di una terribile tradizione politica, quella che nel secolo scorso ha gettato nella disperazione l'Italia intera"

L'ex sindaco avv. Marcello Risi analizza impietosamente l'attuale scenario politico e rivela aspetti inediti rispetto allo spinoso e passato confronto elettorale.

Alla luce dei fatti emersi sul furto di documenti elettorali nel 2016, ritiene che ci siano stati elementi tali da mettere in discussione la legittimità dell’elezione di Pippi Mellone? 

Alle elezioni comunali del giugno 2016, dopo il primo turno approdammo al ballottaggio io con 8.366 voti e Mellone con 6.247 voti. Giunse terzo nel primo turno elettorale l’altro candidato sindaco Antonio Vaglio con 4.638 voti. Mellone risultò poi eletto nel turno di ballottaggio, con uno scarto inferiore a 90 voti. Nel primo turno elettorale, al candidato sindaco Mellone erano collegate otto liste: Andare Oltre, 1.607 voti; Riprendiamoci Nardò, 852 voti; Forza Nardò, 810 voti; Movimento Politico Libra, 800 voti; Tutto per Nardò, 544 voti; Grande Nardò, 406 voti; Pippi Mellone Sindaco, 362 voti; L’Altra Nardò, 94 voti.

Nell’ottobre 2020 la Guardia di Finanza è venuta in possesso di una lettera proveniente da una persona che si firma con un nome falso e che si è rivelata informatissima. Nella lettera si riferisce che nel corso delle elezioni amministrative del 2016 la coalizione che sosteneva Mellone avrebbe falsificato le firme apposte su diversi moduli per la sottoscrizione della dichiarazione di accettazione delle candidature alla carica di Consigliere Comunale. Sarebbero state false le firme di più candidati nelle liste Andare Oltre, Grande Nardò e Riprendiamoci Nardò. Le firme false recavano anche falsi attestati di autenticità. Insomma una oscura sequenza di fatti, inspiegabili dalla logica, in seno alla coalizione di Mellone. Le perizie disposte dalla Procura hanno dimostrato che sia le firme dei candidati, sia le sottoscrizioni di autenticità erano false.

Alla luce di quanto accertato dai periti della procura, l’intera competizione elettorale del 2016 e il suo esito sarebbero stati viziati dalla condotta della coalizione di Giuseppe Mellone, per avere falsamente autenticato le sottoscrizioni di candidature di almeno tre liste allo scopo di impedire la loro esclusione dalle votazioni.

Senza i voti delle liste contraffatte verosimilmente Mellone non sarebbe arrivato al ballottaggio. Inquietante, poi, la sparizione dagli uffici del comune di una parte delle prove che avrebbero dovuto inchiodare l’attuale sindaco. Il 23 febbraio 2021, intorno a mezzogiorno, due sottufficiali della Guardia di Finanza, per incarico della Procura di Lecce, si recano in comune, nella sede di Via Falcone e Borsellino, per sequestrare le accettazioni di candidature con le firme falsificate, ma se ne tornano a Lecce a mani vuote perché un alto funzionario del comune dice loro di non sapere dove sono conservati i plichi delle elezioni e i finanzieri gli credono. In realtà, i faldoni con le candidature erano, come sempre, al solito posto, in una stanzetta degli uffici di Via Pantaleo Ingusci, ai servizi anagrafici.

E nella notte fra il 24 e il 25 febbraio dei ladruncoli ben informati (probabilmente almeno un paio) si introducono (senza scasso) negli uffici e li fanno sparire. Entrano utilizzando verosimilmente il pass in dotazione ai dipendenti di quell’ufficio.

I finanzieri ritornano, senza fretta, il 10 marzo e sequestrano solo i faldoni che i ladruncoli hanno gentilmente lasciato. Le schede con le firme falsificate, quelle che inchiodano la coalizione di Mellone, sono state fatti sparire. Un furto da professionisti. Vista dalla parte del crimine, un piccolo capolavoro. Reso possibile, comunque, da inquietanti “ingenuità”.

Il pubblico ministero aveva disposto il sequestro dei faldoni il 17 febbraio 2021. Il sequestro fu materialmente eseguito il 10 marzo 2021, ventuno giorni dopo. Ogni commento è superfluo.

Ritiene che le autorità abbiano fatto abbastanza per fare luce su quanto accaduto negli archivi comunali?

Sulle indagini preferisco stendere un velo pietoso.

Durante il mandato del sindaco Mellone, quali aspetti della gestione amministrativa ha ritenuto più critici o discutibili?

Mellone sarà ricordato come il sindaco dei selfie e dell’aria fritta. Tanto fumo e niente arrosto. Un circo Barnum di promesse con pochissimi risultati. Il comune è stato trasformato in un baraccone. Mellone ha intossicato la città con una ributtante e ulcerosa propaganda di panna rancida. Basta fare un piccolo bilancio.

Dopo quasi dieci anni di potere assoluto melloniano l’ex ospedale è sempre più carente di servizi e di personale, lo scarico delle acque fognarie sversa senza freni sotto gli scogli di Torre Inserraglio, la grande discarica dei rifiuti urbani in località Castellino, alle spalle dell’ex ospedale attende la definitiva chiusura, il nuovo palazzetto dello sport è diventato una barzelletta, le periferie sono abbandonate, il centro storico è moribondo, i giovani scappano via. E le casse del comune sono un colabrodo di debiti. Mellone ha percepito personalmente in questi anni dal comune circa quattrocentomila euro di indennità. Non credo proprio che se li sia guadagnati.

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Cosa pensa dell’idea mai realizzata compiutamente di installare un terminal per idrovolanti nel Giardino della Memoria, uno spazio simbolico e dedicato al ricordo delle vittime innocenti?

Un indecente spreco di denaro pubblico. Siamo finiti nella mani di una classe politica, di destra e di sinistra, poco capace, ma molto spregiudicata. L’idea di un terminal per aeroplanini sugli scogli di Santa Maria al Bagno si è rivelata una folle speculazione, costata  quasi un milione di euro, secondo il poster con i loghi dell'Unione Europea pubblicato in loco ed i documenti consultati. (Solo il pontile, costato circa 120 mila euro, è stato spazzato via dal mare per ben due volte, nel settembre 2022, a due mesi dall'inaugurazione, e nel settembre del 2024 e ricostruito, laddove la Capitaneria e la Soprintendenza avevano espressamente chiesto la rimozione invernale di tutti i manufatti così come è scritto nel progetto approvato nella Conferenza dei servizi nell'ottobre 2020. Nel Piano Coste, per altro, erano previsti dei manufatti di legno facilmente amovibili e non di metallo n.d.r.) Sarebbe davvero interessante capire quale destinazione abbiano trovato quelle risorse. Gli aeroplanini, secondo i proclami di Mellone, che ne parlava come fossero una cosa seria, avrebbero dovuto collegare frotte di turisti da Nardò a Corfù. I greci, naturalmente, ci hanno riso su sin dall’inizio. Insomma, un costosissimo cabaret transfrontaliero. Il fatto che per fare tutto ciò si sia arrivati a distruggere e calpestare il “Giardino della Memoria” dell’Olocausto è la cifra di una preoccupante disumanità. Spiegabile con il fatto che Mellone si trascina dentro pesanti retaggi di un ventennio infausto.

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Secondo lei, qual è il messaggio che l’amministrazione ha lanciato ai cittadini scegliendo proprio quel luogo per un’opera di tipo commerciale?

Non voglio pensare che sia stata una scelta deliberatamente antisemita. Però Mellone è figlio nostalgico di una terribile tradizione politica, quella che nel secolo scorso ha gettato nel dramma, nella disperazione e nella guerra l’Italia intera.

Se oggi dovesse rivolgersi ai cittadini di Nardò, quale invito farebbe in vista delle prossime elezioni?

Si avverte a Nardò una grande voglia di cambiamento. I cittadini vogliono voltare pagina. Sono stanchi di tanta arroganza e di tanta incompetenza. Dobbiamo essere bravi a rispondere a questa domanda di novità. L’ubriacatura melloniana è passata da un pezzo.

Spero che il centrosinistra, in questi anni, in Puglia, frenato da mille contraddizioni e sprofondato fino al tronco nelle sabbie mobili delle pratiche opache, esca dal letargo e si dia una sveglia, recuperando senso dell’etica e profili di coerenza. C’è una grande questione morale nella politica pugliese. So bene che riguarda anche la destra. Ma, intanto, voglio parlare per casa mia.

Cosa suggerirebbe di valutare con maggiore attenzione rispetto al passato?

Bisogna tornare allo spirito delle amministrazioni che facevano le cose serie e non si crogiolavano nella fuffa. Allora dico: servizi sanitari efficienti, nuovi alloggi di edilizia popolare, nuovi impianti sportivi, un nuovo piano urbanistico, investimenti seri nel centro storico, sostegno agli imprenditori e a chi investe, nuovi stimoli e occasioni di crescita per i giovani.

Moltissimi nostri giovani in questi anni sono scappati via perché hanno perso la speranza di crearsi un futuro sicuro nella nostra terra. E’ la più grave sconfitta per la politica. Altro che selfie.

Lei ha denunciato pubblicamente un aumento dei debiti dell’ente: può spiegare quali sono, secondo lei, le principali cause di questo peggioramento finanziario? Quali conseguenze concrete, a suo avviso, hanno avuto (o potrebbero avere) questi debiti sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini e sugli investimenti per il futuro della città?

Mi sono limitato a leggere i dati diffusi dall’amministrazione guidata dall’inarrivabile tandem Mellone-Sodero. Alla fine del 2024 i debiti da finanziamento raggiungono la cifra di 15.634.149,61 euro, i debiti verso i fornitori salgono a 12.067.532,22 euro. I cittadini si domandano sempre più increduli: il sindaco Mellone e la vicesindaco Sodero si vantano sorridenti di aver realizzato diverse opere pubbliche con finanziamenti a fondo perduto. Ma allora come diavolo hanno fatto a portare il debito del comune di Nardò, in otto anni, a quasi trenta milioni di euro? Non riescono proprio a darci uno straccio di spiegazione? 

Ogni giorno, mentre gli attuali amministratori sorridono beffardi alla Città da irriverenti manifesti, il debito del comune di Nardò cresce senza freni. Di questo passo è complicato programmare misure di crescita che diano sviluppo e lavoro. Mi permetto di ricordare i dati del rendiconto 2015 del Comune di Nardò, l’ultimo dell’Amministrazione da me guidata (delibera del Consiglio comunale n. 63 del 3 giugno 2016): fondo di cassa 4.934.215 euro, residui attivi 19.744.215 euro, avanzo di amministrazione 6.972.570 euro, debiti fuori bilancio 0,00 euro. 

E venivamo da cinque anni di grande lavoro e di grandi realizzazioni: apertura di musei, acquario marino, grandi stagioni teatrali, la nuova area mercatale, l’asilo di via Marinai d’Italia e tante altre opere, fra cui la ristrutturazione del Chiostro dei Carmelitani, la Piazzetta Sant’Antonio, il complesso di Via Pellettieri. Noi pensavamo ad amministrare piuttosto che a metterci in posa sui muri. Chi amministra deve parlare con i fatti, non con le gigantografie della propria immagine.

In che modo il tema della sanità sta influenzando il dibattito politico in vista delle prossime elezioni amministrative a Nardò?

Il protocollo per il rilancio dell’ex Sambiasi, sottoscritto da me e dall’allora Presidente della Regione Nichi Vendola il 6 settembre 2013, va attuato, ma anche riaggiornato. La Città deve rendere merito, intanto, al Comitato civico e ai cittadini che in questi anni hanno cercato di fare quello che avrebbero dovuto fare il sindaco, la regione e i partiti politici, colpevolmente assenti sul tema sanità.

Poche positive eccezioni non modificano il quadro d’insieme. L’offerta sanitaria pubblica a Nardò può migliorare molto, ma perché accada occorre liberare la città dai due ingombranti ostacoli che in questi anni hanno chiuso tutti i principali canali di sviluppo della nostra terra: Michele Emiliano e Pippi Mellone. Fra alcuni mesi i loro mandati scadranno e Nardò potrà ripartire.

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