Nardò: Il talento di Benedetta? Nelle mani della Reyer

Benedetta Zacà, 14enne neritina, è alta 1.65, ruolo playmaker, vive e studia a Venezia. Il suo sogno? Diventare come Caterina Dotto, stella della mitica Reyer

 

Siamo ai primi del ‘900, il basket fa la sua prima apparizione in laguna grazie ad una donna. Si chiama Ida Pesciolini fa l’insegnante, è originaria della toscana. All’interno dello stadio militare di Sant’Elena vuole far conoscere alla allieve un nuovo sport inventato dal pastore protestante di origine canadese Naismith.

IL MITO REYER - Negli anni ’40 la Reyer vince due scudetti. Andando a spasso nel tempo vi giocano Sergio Stefanini, detto Caneon, (Vinse l’argento agli Europei, e partecipò a ben due Olimpiadi) uno dei più grandi giocatori italiani, e successivamente, tra i tanti, due assi: Drazen Dalipagic e Spencer Haywood (quest’ultimo è nella Hall of Fame, l’inarrivabile arca della gloria, il luogo in cui si consegnano alla memoria i più grandi campioni della palla a spicchi). In tempi più recenti l’epoca del patron e imprenditore Luigi Brugnaro. La Reyer che torna a vincere il titolo deve tanto anche a lui. Che più che per esser stato sindaco di una delle Città più belle del mondo meriterebbe memoria imperitura per il restauro della “mitica” Misericordia a Venezia.

UN LUOGO MAGICO - Il luogo magico in cui è cominciato tutto, la palla a spicchi che rimbalza nello stesso posto in cui campeggiano gli affreschi di Sansovino. Si perché la Misericordia è la palestra utilizzata per il basket ed anche per l’educazione fisica per le scuole. Fino al 1977, anno in cui è stato inaugurato il nuovo palasport dell’Arsenale. Se volevi vedere la squadra della laguna ti toccava andare lì. Su quei legni la Reyer diventa leggenda.

PICCOLI TALENTI CRESCONO - Benedetta Zacà, neritina, 14 anni compiuti il 28 ottobre scorso. E’ minuta, è alta 1.65, un playmaker mancino naturale, rapida, dalla tecnica tutta da sgrezzare. Chi l’ha scovata portandola da Nardò alla Reyer Venezia ci avrà visto lungo. Si respira aria da grandeur, a Venezia, tra quelle benedette calli. La “Bimba” è stata selezionata per ben cinque volte con la rappresentativa del Veneto, le migliori della categoria 2003. 

LA GIORNATA TIPO - Benedetta si sveglia presto. Alle 7.15 è pronta la colazione con le altre tre ragazze con cui vive, amorevolmente accudite dalla signora Lucia che provvede al necessario, una sorta di tata vera e propria. Poi va al Liceo Stefanini dove studia Scienze Applicate. Benedetta raggiunge la scuola a piedi, ma presto lo farà in bicicletta (E’il segretissimo regalo di Natale da parte dei suoi fratellini n.d.r.).Vive nella foresteria che il patron-mecenate della blasonata società veneziana mette a disposizione per allevare i talenti. Prende anche una piccola paghetta. Nella foto strappata alla festa della Reyer, in occasione degli auguri di Natale, Benedetta è accanto alla sua stella preferita: Caterina Dotto.

CATERINA, LA CAMPIONESSA AFFERMATA – Per il terzo anno consecutivo, indossa la maglia orogranata. Caterina Dotto, 24enne playmaker di 166 cm, (E’ alta poco più della nostra Benedetta) nativa di Camposampiero (PD) il 17 marzo 1993, ha giocato finora circa una novantina di partite ufficiali con l’Umana Reyer: tra campionato EuroCup e Coppa Italia.

I SUOI COACH - Le ragazze sono seguitissime e a coordinare il tutto c’è Franco Conchetto che è il responsabile tecnico, maschile e femminile, del settore giovanile. La Reyer dispone anche di un responsabile scolastico, una sorta di tutor, Stefano Vianello che segue le ragazze e si interfaccia con le scuole, anche per gli incontri scuola famiglia. Se alla fine del primo quadrimestre i risultati non sono all’altezza si avvisano le famiglie. Le ragazze più promettenti vengono mandata anche oltre oceano per migliorare ulteriormente. I suo coach è Stefano Bonivento (allena l’under 16 ma anche il Pordenone in A2 femminile).

SUDORE E SACRIFICI - Benedetta ha gli occhi che scintillano, suda e si allena, corre su e giù per il campo, e fa tanti sacrifici con papà e la mamma e i fratelli, (Mattia 11 anni e Filippo di appena 1 anno) che sono lontani. Benedetta si sacrifica ed è lontano da casa perché vuole diventare come Caterina Dotto. L’Umana Reyer è una delle poche società in Italia, e nella storia del basket nazionale, a poter vantare un settore giovanile maschile e femminile ai vertici di ogni categoria. Sono oltre 20 le società coinvolte e oltre 4500 i giovani che gravitano intorno ad un progetto fuori dal comune. Il talento di Benedetta non potrebbe essere in mani migliori.

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