Nardò: i consiglieri di opposizione chiedono al sindaco di interrompere la distribuzione di mascherine non a norma e la revoca dell'ordinanza in contrasto con la legge

“Invitiamo il Sindaco Mellone a revocare immediatamente l'ordinanza sull'obbligatorietà delle mascherine anticovid-19, in quanto palesemente in contrasto con le vigenti disposizioni di legge e regolamentari”.

L'opposizone consiliare interviene in un comunicato in cui stigmatizza l'operato del Sindaco. "Quando si varano iniziative, in una fase di Pandemia come quella che stiamo vivendo che, nelle intenzioni, dovrebbero avere ricadute a sostegno della salute della popolazione, è indispensabile prestare la massima attenzione".

I consiglieri Carlo Falangone, Giancarlo Marinaci, Paola Mita, Roberto My, Daniele Piccione e Lorenzo Siciliano suggeriscono al primo cittadino di "Servirsi di esperti". In modo, se non altro, da attuare le iniziative del caso "nel rispetto della norme e della indispensabile sicurezza".

"Diversi cittadini hanno segnalato, con preoccupazione, dopo aver chiamato il numero diffuso dal Comune, il ricevimento di due pezzi di stoffa (mascherine non conformi, o meglio, non omologate) consegnate da persone che si sarebbero qualificate come appartenenti alla Protezione Civile".

"Le mascherine - si evidenzia nel comunicato -  non a norma sono state consegnate, casa per casa, in semplici buste bianche da lettera, aperte, non sigillate, né appositamente sterilizzate".

In barba ai contenuti della normativa vigente del DPCM datato 9 Marzo 2020 - chi ha chiamato il numero diffuso anche dal sindaco sui social si è visto recapitare una semplice busta da lettera aperta e contenente due “pezzi di stoffa”, senza elastico, spacciate per mascherine anticovid-19.

La distribuzione di mascherine artigianali da parte di chiunque è assolutamente inutile. L’iniziativa, inoltre, crea false illusioni per via del fatto che a chi la indossa si dà la falsa certezza di essere protetti.

Ma l'aspetto più grave è dato dalla modalità di consegna in una busta aperta e a domicilio, assolutamente rischiosa e superficiale.

Dall’Amministrazione comunale ci si sarebbe atteso ben altro: delle mascherine che rispettino le norme, e una campagna diffusa per condividere semmai le regole dell'Istituto Superiore di Sanità: mantenere la distanza dalle altre persone, lavarsi le mani, non toccarsi il viso e tutti gli altri dettami ribaditi per tutelare realmente la salute pubblica e il contrasto al virus.

Chiediamo al Sindaco Mellone che venga immediatamente sospesa la distribuzione di stoffe spacciate per mascherine, non a norma e, pertanto, non omologate, distribuite da sedicenti appartenenti alla Protezione Civile.

Chiediamo, inoltre, al Sindaco, considerata l’impossibilità di dotare di mascherina tutti i neretini, la revoca immediata dell’ordinanza con cui si impone l’utilizzo della mascherina “o in subordine di qualsiasi altro dispositivo di sicurezza o semplice indumento atto a coprire il naso e la bocca, per chiunque esce dalla propria abitazione”, in quanto incontrovertibilmente e palesemente in contrasto sia con gli artt. 50 e 54 del T.U.E.L., sia con l'art. 3 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante “Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19”, sia, infine, con la Circolare del Ministero dell'Interno n. 15350 del 26.03,2020, in cui si dice chiaramente che “i Sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l'emergenza in contrasto con le misure statali”.

Rammentiamo, infine, al Sindaco che il potere di emanare ordinanze contingibili e urgenti può essere esercitato, esclusivamente, per le materie di cui agli artt. 50 e 54 del T.U.E.L. e, unicamente, per fronteggiare situazioni eccezionali che non possono essere affrontate e risolte mediante l'esercizio delle competenze e degli ordinari poteri amministrativi.

Altrimenti, si agirebbe in violazione della sfera generale di libertà dei singoli e della comunità amministrata e, quindi, del principio di legalità sostanziale, di cui all'art. 23 della Costituzione, oltre che di legalità dell'azione amministrativa, di cui all'art. 97.

 

 

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