La satira e le vignette fanno paura, ed il sindaco di Nardò querelò il satirello "dè noantri"

Gli è stato recapitato in questi giorni un avviso di conclusione delle indagini preliminari per una vignetta pubblicata da CharlieNardò in occasione della visita ufficiale a Palazzo Personè del nuovo comandante dei carabinieri. La vignetta incriminata vede il sindaco indossare un cappottino principe di galles con accanto i militari che lo tengono per le braccia.

Con un abile fotomontaggio il satirello “de noiantri” ha inoltre aggiunto un cappellino dello stesso colore, così rappresentando il primo cittadino come una sorta di galeotto. La vignetta reca inoltre la dicitura: “Visita di cortesia a palazzo del nuovo comandante”. Insomma una vignetta sicuramente “insolente” per come è nello spirito della satira, ma che non sembra connotarsi di un profilo di rilevanza penale. Invece no! Raccontano, infatti, che il primo cittadino sia andato su tutte le furie e che si sia arrabbiato ferocemente. La denuncia al malcapitato vignettista non sarebbe, però, l’unica in quanto sarebbero diverse quelle fioccate in questo periodo e che stanno colpendo indistintamente non solo chi si occupa di satira ma anche qualche giornalista. Un quadro reso ancora più avvelenato dal clima rovente che si respira in città tra maggioranza e opposizione. Il Magistrato penale dovrà adesso verificare la sussistenza dei presupposti per un rinvio a giudizio ovvero disporre l’archiviazione del procedimento.

Dario Minerva, classe ’59, neritino, da sempre grande esperto di grafica e di comunicazione visiva. Il suo portale, CharlieNardò raccoglie migliaia di visualizzazioni e di commenti entusiastici e divertiti. I politici locali non gradiscono affatto e spesso perdono le staffe.

C’è una modalità che tiene in considerazione ogni qual volta che pensa ad una vignetta da ideare?

“Quanto più la satira è collegata a vicende attuali e di sicuro interesse pubblico, tanto maggiore è la probabilità che il contenuto del messaggio satirico risulti in coerenza causale con la dimensione pubblica del suo destinatario. Coerenza che, al contrario, non può rinvenirsi in vignette avulse da qualsiasi contesto di cronaca”

Diciamo che il nostro satirello si è sempre attirato l’ira funesta dei potenti ed anche del sindaco precedente. Un odio insomma ingiustificato e trasversale che attraversa tutti gli schieramenti dalla destra estrema alla sinistra falce e martello. Eppure la satira – se ispirata e ben fatta – aiuta a tenere alta l’asticella dell’indignazione. Permette di restare vigili. Induce a porsi interrogativi e ti porta a non accettare passivamente tutto quel che decide il Potere. “Forse perché costantemente stimolata da governanti imbarazzanti, in Italia la satira ha sempre avuto grandi esponenti”. Eppure la schiera degli haters si ingrossa sempre di più ogni giorno anche di personaggi anonimi che scrivono articoli fuoco e fiamme ergendosi nel più perfetto anonimato e nascondendosi dietro improbabili pseudonimi a paladini di un’etica assolutamente inesistente e sconosciuta. Sarebbero diversi inoltre i falsi profili che finiscono per intervenire sui social parteggiando a comando per questo o quel potente di turno. Un like a volte fa la fortuna di questo o quell’intervento, e non costa nulla soprattutto se è falso o imposto.

Ma come mai lo sberleffo fa così tanta paura? Minerva crede che la sua sia una satira troppo pungente?

La satira è figlia del sarcasmo, è trasgressione e paradosso; la satira si basa principalmente su temi di attualità, scegliendo come bersaglio privilegiato i potenti di turno. Quando la satira “entra” nel tessuto sociale fa male! Se si cerca di reprimerla reagisce con più veemenza ed “entra” sempre di più fino a fare sempre più male. La Satira è come la famosa tortura dell’impalatura che fu introdotta nei tempi antichi dai Tartari e dai Turchi. Consisteva nell’introdurre la punta del palo… e spinto subito all'interno del corpo del suppliziato, penetrava rapidamente di alcuni centimetri. Poi progressivamente l’introduzione avveniva gradatamente. E’ inutile sottolineare, durante gli inevitabili sussulti e contorcimenti, il dolore che il malcapitato provava. La tortura si prefiggeva di non ledere organi vitali allo scopo di prolungarne al massimo l'agonia. La Satira, metaforicamente parlando, è l’impalatura del “potente” e continua imperterrita la sua azione sferzante e “pungente” fino a demolire l’aurea di supereroe che spesso il ruolo (più è alto meglio è) ricoperto gli dà!

Luttazzi ripete da anni che “la satira è un punto di vista e un po’ di memoria”. Il diritto di satira trova riconoscimento nell’art. 33 della Costituzione, che sancisce la libertà dell’arte. Il messaggio satirico può entrare in conflitto con i diritti costituzionali relativi all’onore, al decoro, alla reputazione. Anche qui, come per la cronaca e la critica, occorre un bilanciamento. Linteresse pubblicoriferito al personaggio rappresentato, è il solo parametro di valutazione della legittimità della satira. “In un uomo niente è più serio del suo senso dell'umorismo, perché rivela la sua volontà di conoscere tutta la verità.” E’ per questa ragione che non invidiamo per nulla quegli esponenti politici che l’umorismo non lo conoscono o che dello stesso ne sono privi e che soprattutto non sono capaci di ridere di se stessi.

 

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