Sul sito del Comune di Nardò - scrive lo psichiatra Lucio Tarricone- è presente la notizia : “consentita la passeggiata con figlio” con la precisazione fornita dal Ministero dell’Interno e le regole alle quali attenersi.
L’informativa del Ministero ha, come prassi, scatenato polemiche tra favorevoli e contrari a deroghe alle norme che vietano se non per particolari e motivate situazioni le uscite. La Regione Lombardia e la Regione Veneto hanno manifestato la più ferma opposizione. La possibilità di “fare una passeggiata genitore e figlio”, giusta o sbagliata che sia, è permessa a tutti i cittadini. Il sindaco Mellonesulla sua pagina FB annuncia che “da domani parco Raho sarà aperto su appuntamento per i bambini autistici o con patologie comportamentali…………….a usufruire del servizio saranno massimo 4 nuclei per turno”.
Puntualizzando che l’accesso sarà consentito a queste persone e non ad altre e che la sua ordinanza nulla ha a che fare con le decisioni ministeriali. Non è facile affrontare argomenti che riguardano persone con malattie serie e con un carico psicofisico familiare spesso devastante e non lo è ancor più nel periodo nel quale viviamo. Ma non si può e non si deve tacere se vengono prese decisioni che si ritengono sbagliate. Fatto salvo che non interessa il “luogo” scelto, a Nardò ve ne sono anche altri (pensiamo al Circolo Tennis), e il fatto che la normativa in vigorepermette già l’uscita di un genitore con un figlio, ritengo errata la decisione del sindaco Mellone.
Spiego i motivi che mi portano a definirla sbagliata. La dizione “ bambini autistici e con problemi comportamentali” è una dizione vaga e generica. I “problemi comportamentali” possono essere presenti in varie patologie che vanno da quelle catalogate come “ritardi mentali, spettro psicotico” etc. Chi certificherà che le persone affette da una patologia abbiano necessità “terapeutica” di fare una passeggiata o giocare all’aperto in un momento così delicato? Perché è ovvio che queste persone dovranno avere una autocertificazione esplicativa.A tutti occorrerebbe “uscire”. Non è un caso che il problema dell’isolamento dei minori sia stato sollevato da vari neuropsichiatri infantili come possibile causa di futuri “ disturbi psichici”. E che il rischio di disturbi dello spettro umorale ( per intenderci i disturbi ansiosi depressivi) è in aumento. Seconda considerazione: l’ordinanza del sindaco Mellone prevede che per ogni “turno” potrebbero accedere al parco Raho otto persone che dovrebbero mantenersi a un metro di distanza, non interagire tra loro,essere muniti di mascherine etc. Chi ha esperienza di “bambini con problematiche comportamentali” ben sa come una delle caratteristiche personologiche di questi bambini/ragazzi è l’estrema vivacità e la tendenza ad interagire. Se i bambini presenti contemporaneamente nella struttura avessero la tendenza a voler giocare insieme che avverrebbe? I genitori lo dovrebbero vietare, con quali conseguenze? Una semplice domanda che meriterebbe risposta. Terza considerazione: chi si assumerà la responsabilità di identificare e “tracciare” le persone che accederanno alla struttura indicata? Il post del sindaco individuerebbe nel gestore della struttura il responsabile del procedimento. Il gestore della struttura sarebbe responsabile dell’identificazione delle persone che accederanno e di quanto potrebbe accadere. Ci chiediamo: ne ha l’autorità? A che titolo può chiedere documenti e certificazioni a privati cittadini egli stesso privato cittadino? Come avvenuto per la prenotazione delle “mascherine” non viene chiarito a chi siano intestate le utenze telefoniche riportate nel post. Quarta considerazione: se qualcuna delle persone si “facesse male” all’interno della struttura chi ne risponderebbe? Il sindaco o i gestori?
In altre città l’accesso a parchi pubblici sta venendo concesso con modalità chiare, ad esempio, non più di un nucleo familiare (un genitore e un figlio) per un bendeterminato orario e sotto il controllo della Protezione Civile
Invito il sindaco a riconsiderare la sua decisione. Se proprio vuole venire incontro alle difficoltà, reali, di famiglie con figli portatori di disabilità identifichi più strutture nelle quali permettere a un solo nucleo familiare per volta di trascorrere non più di trenta minuti; una volta usciti i giochi o altre strutture utilizzate vengano sanificate. I permessi vengano concessi e supervisionati dalla Protezione Civile che si assumerà tutte le responsabilità del caso.
Se vogliamo aiutare chi oggi soffre maggiormente cerchiamo di farlo nel miglior modo possibile e con le maggiori cautele.