Esclusiva*: Nardò, Viaggio nella sanità che non c’è, il S. Giuseppe Sambiasi da Ospedale a Poliambulatorio, ecco lo stato dell’arte nella Città più popolosa del territorio

Nardò è il centro più popoloso della Provincia dopo il capoluogo. Oltre 31 mila abitanti per una Città che nella stagione estiva, anche grazie ai flussi turistici, cresce a dismisura potendo contare su ben tre marine: Santa Maria Al Bagno, Santa Caterina e Sant’Isidoro. Il primo ospedale a Nardò risalirebbe addirittura al ‘300.

L’hospitale, fondato e forse costruito nel 1345 era ubicato – all’ingresso della Città da Porta Castello, ad angolo tra corso Garibaldi e via Seminario. Ma pare addirittura che un tempo, a Nardò, di ospedali ve ne fossero addirittura due.

Il 6 settembre del 2013 nella sala conferenze dell’Oncologico del Vito Fazzi di Lecce, venne invece sottoscritto il Protocollo di intesa tra Regione Puglia e Comune di Nardò sulla riconversione dello Struttura ospedaliera Sambiasi in struttura territoriale ospitante un Poliambulatorio di III Livello gestito dal Distretto Socio Sanitario di Nardò, al servizio di una utenza di circa 150.000 abitanti. Il protocollo che reca le firme di Valdo Mellone per la Asl, Nichi Vendola per la Regione Puglia e Marcello Risi prima dell’avvento del sindaco di tutti, si fa “l’elenco della spesa”, ossia l’elenco delle specialità che avrebbero dovuto “indorare” la pillola dopo la cancellazione del nosocomio neritino.

“QUELLO CHE SI METTE IN PISTA E’ MOLTO MEGLIO”, VENDOLA DIXIT – In quell’occasione l’allora governatore della Regione, Nichi Vendola, evidenziò che con la firma del protocollo di intesa tra Regione Puglia e Comune di Nardò era stata data “concreta risposta a due esigenze apparentemente opposte, quella della comunità di Nardò, della splendida Nardò, a difendere il proprio presidio ospedaliero e quella della Regione, di ricostruire il sistema della salute qualificando la rete ospedaliera come rete di eccellenza distribuendo sul territorio servizi socio assistenziali di tipo territoriale. Il nostro compito in questi mesi è stato quello di spiegare che è meglio avere ottimi servizi ambulatoriali, di assistenza domiciliare, - concluse Vendola - piuttosto che un piccolo ospedale che non funziona”. (“Il piccolo ospedale che non funziona” sul finire degli anni ’90 disponeva dei seguenti reparti: Medicina, Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia, un ambulatorio di Otorinolaringoiatria, un ambulatorio di Chirurgia Vascolare ed Endoscopia. Poi successivamente venne chiusa Chirurgia ed Ostetricia e Ginecologia e furono attivate Geriatria e Lungodegenza. Quest’ultimo è ad oggi l’unico reparto attivo per una ventina di posti letto).

POLIAMBULATORIO, ALTERNATIVA VALIDA A PATTO DI AVERE I SERVIZI ELENCATI - La Regione Puglia in persona del proprio rappresentante legale pro tempore, On Nichi Vendola, Asl Lecce, il direttore generale pro tempore, Valdo Mellone ed il comune di Nardò', rappresentato dal Sindaco Marcello Risi i quali: “esaminate le prospettive progettuali per la riconversione del plesso ospedaliero di Nardò, cosi come in prosieguo richiamata; convengono quanto segue: l'Amministrazione Comunale di Nardò, pur evidenziando la non rispondenza del progetto in via di realizzazione alla ideale richiesta di assistenza sanitaria della cittadinanza, riconosce che la riconversione dello Stabilimento Ospedaliero di Nardò in Struttura Territoriale, ospitante un Poliambulatorio di III livello, può rappresentare una positiva alternativa. A condizione che sia posto al servizio di una utenza di circa 150.000 abitanti che si incrementa notevolmente nel periodo estivo e che ricomprenda le unità operative ed i servizi che di seguito verranno elencati”.

TUTTI I SERVIZI PREVISTI NEL PROTOCOLLO DA ATTIVARE ENTRO IL 30 GIUGNO 2014 – Nella firma del protocolloTutte le parti costituite convengono che i servizi e le attività sopra descritte dovranno trovare integrale e completa attuazione, laddove non diversamente previsto, di massima entro il 30 giugno 2014”. “Solo il trasferimento/riconversione della Unità di Lungodegenza è differito alla attivazione della UDT, della RSA e della SUAP-GCA”. Questa giungla di sigle significa che progressivamente non si dovrebbero più effettuare dei ricoveri, sono dei posti che dovrebbero essere gestiti dai medici curanti. Una Unità di residenza extra ospedaliera a carattere riabilitativo e un Centro Risvegli per pazienti in Stato Vegetativo Permanente o di minima coscienza, 10 i posti letto in quest’ultimo caso previsti dal Protocollo.

UN IMPEGNO PER UNA SANITA’ INNOVATIVA E, TECNOLOGICAMENTE, ADEGUATA - “La Regione Puglia e la ASL confermano il loro impegno a garantire assistenza appropriata e di qualità alla popolazione amministrata; la Regione e la ASL si impegnano ad offrire alla popolazione assistita una gamma di servizi sanitari innovativa, tecnologicamente adeguata e di qualità attraverso l'istituzione di un "Poliambulatorio di III Livello" in linea con le previsioni del Piano Regionale di Salute vigente integrato con le preesistenti attività ospedaliere già attive, con esclusione delle attività di ricovero per acuti, ed operanti nel plesso di Nardò”. Il protocollo dunque detta la road map del percorso. E il Sambiasi cambia volto e funzioni. L’Ospedale diventa un Poliambulatorio.

27 BRANCHE SPECIALISTICHE PROMESSE ED IL PUNTO DI PRIMO SOCCORSO - Nel protocollo le parti si impegnano, dunque, ad attivare ben 27 branchie specialistiche: Cardiologia, Oftalmologia, Otorinolaringoiatria, Dermatologia, Endocrinologia, Pneumologia, Centro prelievi, Gastroenterologia, Ortopedia, Medicina Interna e Centro UVA, Geriatria, Reumatologia, Urologia e Andrologia, Neurologia con elettroencefalografia, Allergologia e malattie dell'apparato respiratorio dell'infanzia, Medicina Fisica e Riabilitativa, Ostetricia e Ginecologia (anche preventiva) Servizi specialistici alla gestante ed alla puerpera in revisione del percorso nascita; Odontoiatria, Neuropsichiatria infantile, Oncologia, Diabetologia, Chirurgia Generale, Servizi di Laboratorio di analisi territoriale, Servizio di radiodiagnostica (Rx ed ecografia con TAC e diagnostica senologica) in H12, Chirurgia vascolare con ecodoppler grafia entro i1 2013, Terapia del dolore entro il 2013.

POLIAMBULATORIO DI III LIVELLO, ECCO LO STATO DELL’ARTE - Confrontando gli ambulatori esistenti con l’elenco pubblicato nel protocollo ed anche nel bollettino Ufficiale della Regione Puglia n° 78 suppl. del 05/06/2015 risultano mancare all’appello diverse specialità: innanzitutto nel Poliambulatorio si fanno i prelievi ma non le analisi. Il laboratorio di analisi previsto è stato chiuso ad ottobre dello scorso anno. Non c’è, così come prevedeva il protocollo, Gastroenterologia, né Medicina Interna. Da oltre un anno inoltre non si effettua il day service di ipertensione arteriosa, malattie respiratorie e reumatologiche dell’apparato gastroenterico e respiratorio. C’è Neurologia ma era prevista anche la Elettroencefalografia, quest’ultima mai istituita. Non ci sono i previsti “Servizi specialistici alla gestante ed alla puerpera in revisione del percorso nascita”; non pervenuto nemmeno Neuropsichiatria Infantile; c’è Ematologia che non era addirittura prevista dal protocollo. Ma i servizi di radiodiagnostica (Rx, Ecografia, e Tac) si fanno solo nelle ore diurne, erano invece previste H 12.

IL CENTRO RISTRUTTURATO PIU’ VOLTE, MA MAI APERTO - Era prevista entro il 2013 Chirurgia Vascolare con Ecodoppler ma tale specialità non è mai stata realizzata. Le prestazioni di Patologia Clinica non si fanno più. L’Unità di raccolta Sangue meriterebbe un discorso a parte: gli ambienti più volte ristrutturati e resi a norma non sono mai stati né aperti né utilizzati. La Medicina dello Sport prevista dal protocollo non è mai stata attivata.

IL PUNTO DI PRIMO INTERVENTO VERRA’ DISATTIVATO - Nel bollettino si evidenzia la presenza di un punto di primo intervento, di una postazione del 118, una medicalizzata e una seconda unità mobile non medicalizzata. Tra i servizi promessi in seno all’accordo Regione e ASL si impegnavano a garantire le attività di pronto soccorso attraverso l’organizzazione di un Punto di Primo Intervento h 24, garantendo livelli ottimali di servizio e di sicurezza con il pieno supporto del Servizio di Emergenza – 118, garantendo quanto meno una ambulanza medicalizzata ed una di supporto. Invece il Punto di Primo Soccorso si avvia a chiusura, al massimo potrebbe arrivare una piccola deroga. Dal 1° maggio i cittadini, deroga a parte, non avranno un presidio fisso al quale rivolgersi in caso di necessità. Secondo i protocolli sanitari vigenti per avere un Punto di Primo Intervento – ci ha fatto sapere l’ingegnere Francesco Antico - comunque “occorrono a latere servizi di chirurgia, cardiologia e anestesia h 24”. “Cioè per tutto l’arco della giornata. Perché quando si presentano delle urgenze da risolvere con pericolo di vita non ci può essere un Punto di Primo Intervento con l’ambulanza che ti trasporta altrove ma bisogna intervenire all’istante e quindi bisogna avere anche un minimo di posti letto”. Minimi ma occorrono. Non si può chiamare Punto di Primo Intervento senza posti letto.

UNA RISONANZA IN UNA STRUTTURA PUBBLICA? ATTENDA UN ANNO E MEZZO, GRAZIE - Sarebbe giusto anche aggiungere un’altra cosa, la risonanza nel Poliambulatorio non si può fare in compenso si può fare, ovviamente a pagamento, in una struttura privata. E’ più conveniente perché l’attesa per una risonanza magnetica nel pubblico parrebbe lunghetta anzicchenò. Lo abbiamo verificato a mezzo telefono: un esempio? Per una risonanza lombare circa un anno e mezzo di attesa, non male davvero. Mentre vi girate i pollici potete immaginare di recarvi a Casarano o a Lecce. In Provincia non vi sono altri centri, naturalmente pubblici. E tutto ciò, se da una parte riduce la capacità del sistema sanitario pubblico, dall’altra parte finisce per favorire la sanità privata. Che naturalmente realizza enormi profitti. Tutto ciò alla luce di costi che finiscono complessivamente per assorbire l’85% del bilancio regionale.

NEL FRATTEMPO E’ CAMBIATO IL DIRETTORE DEL DISTRETTO - La funzione di project manager per l'intero processo, nel passaggio del “Sambiasi” da Ospedale a Poliambulatorio, una ulteriore garanzia di tale percorso e della sua attuazione, è assunta dal dottor Umberto Caracciolo, ai tempi Direttore del Distretto Socio Sanitario di Nardò, che si sarebbe dovuto rapportare direttamente con la Direzione Sanitaria Aziendale. E che si sentiva spesso, pare, col primo cittadino uscente. Ebbene, il dottor Caracciolo è andato in pensione, ed è stato sostituito dal dottor Oronzo Amedeo Borgia. E’ alla guida del Presidio Territoriale di Assistenza. Appare evidente che la questione sanità sia la questione più rilevante. E che alla luce di queste considerazioni la Regione stia venendo meno rispetto ad accordi che prevedevano a proposito del Punto di primo Intervento un servizio h24.

IL SINDACO PRIMA HA PROMESSO AMPLIAMENTO DELL’OSPEDALE E DIPARTIMENTO D’URGENZA POI HA FATTO DIETROFRONT  – Eppure nel suo pretenzioso programma elettorale anche il sindaco attuale era stato chiaro rispetto al futuro dell’ospedale. E aveva promesso “La trasformazione del Punto di Prima assistenza in dipartimento d’urgenza”. “Un’azione a tutti i livelli per ottenere che nell’ex ospedale venga istituito un dipartimento d’urgenza per stabilizzare ogni criticità sanitaria in un comprensorio (Nardò, Gallipoli e fascia costiera) che vede una popolazione stabile di 50 mila persone che si raddoppia nella stagione estiva. Non solo. Il sindaco Mellone aveva preso Un impegno a promuovere l’ampliamento dell’ospedale” San Giuseppe Sambiasi. “L’azione dovrà essere indirizzata promuovere il progetto di ampliamento dell’Ospedale proposto da Difendiamo il Territorio – ing Francesco Antico con uno studio di fattibilità (Di cui l’ingegner Antico ci ha confermato l’esistenza n.d.r.) che ha obiettive ragioni di essere preso in considerazione e le cui simulazioni sono inoppugnabilmente sostenibili. Si ritiene il progetto meritevole di sostegno da parte di un’amministrazione comunale a nostra guida”.

DAL DIPARTIMENTO D’URGENZA…ALL’AMBULANZA - Così il rivoluzionario Mellone che invece, qualche giorno fa, dopo le polemiche seguenti alla notizia della prossima disattivazione del Punto di Primo soccorso a Nardò in un post sulla sua pagina Facebook annunciò, trasformandosi da rivoluzionario in pompiere: “Sanità. Forniremo a nostre spese e in accordo con Croce Rossa Italiana un'ambulanza in più al servizio dei neretini. Siamo il primo Comune in Puglia a farlo. Nel frattempo abbiamo diritto alla deroga sino a settembre sui servizi sanitari aggiuntivi, come accade per altre città turistiche come Vieste e Polignano”. Già il primo Ente che decide di far pagare ai cittadini servizi indispensabili che dovrebbero essere garantiti dal sistema sanitario regionale e non certo da chi già paga le tasse per ottenere strutture poco dignitose o addirittura insufficienti. Il sindaco Mellone invece ha poi fatto dietrofront, e dopo la notizia della disattivazione del Punto di Primo Intervento ha proposto nell’ordine: un accordo con la Croce Rossa per disporre di un'altra ambulanza per 12 ore, (Un palliativo a sentire i 5 stelle) o peggio ancora un centro studi sulle malattie che colpiscono il nostro territorio, (Una scelta illogica a sentire l'opposizione che ha chiesto con urgenza un consiglio monotematico sulla questione).

CENTRO DI RICERCA, UNA SCELTA PRIVA DI SENSO - La scelta del centro per la ricerca di malattie è stata rigettata dallo stesso Antico. L’ingegnere Francesco Antico ha inoltre affermato che “A livello nazionale abbiamo una legge che stabilisce che sui territori dovrebbero esserci 3,5 posti letto ogni mille abitanti. In Provincia di Lecce occorrerebbero 3 mila posti letto, che non ci sono. Chiudono gli ospedali e non si rispetta nemmeno la normativa. Il Piano di riordino non è consono ai dettami di legge e alle esigenze della popolazione. A Nardò – ha concluso Antico - dovrebbe essere realizzato un ospedale così come la definizione di ospedale prescrive cioè con i posti letto”. Lucio Tarricone, che è un medico, afferma invece, a proposito del “Centro di ricerca”, che “Non c'è assolutamente niente di reale e concreto.  Pensiamo, anche, che Mellone o chi ha redatto per lui il comunicato non abbia ben chiaro il significato di "ricerca traslazionale" che sicuramente non significa, come il comunicato lascia intendere, che la ricerca si svolgerebbe a Nardò e i pazienti interessati sarebbero ricoverati a Gallipoli. La "ricerca traslazionale" è ben altro e pone problemi bioetici dei quali la comunità scientifica dibatte. Sarebbe anche interessante sapere su quali basi, ricerche, report, studi clinici si baserebbe l'apertura di un "centro di ricerca regionale ospedaliero-universitario focalizzato sulle patologie più riscontrate nel territorio secondo le indicazioni dei medici di medicina generale". Quali sarebbero queste patologie, da chi e come sarebbero state individuate? Mistero.

LA SANITA’ ED IL PASSAGGIO DI CONSEGNE - Appare legittimo attendersi nel passaggio di consegne tra i sindaci lo scambio di quelle informazioni che rappresentano il complesso delle attività e delle problematiche di maggior rilievo, i servizi essenziali come quelli sanitari da cui dipende la vita non solo amministrativa di una comunità. Ed il neo primo cittadino avrebbe dovuto porre tutte le attenzioni del caso, trattandosi di sanità. E qualora nell’esercizio dell’attività di vigilanza dovessero emergere gravi irregolarità o discrasie, o peggio ancora inadempienze rispetto a percorsi istituzionalmente condivisi, e che comportino effetti anche sulla gestione attuale, compete ai sindaci subentranti l’obbligo di attivarsi immediatamente, segnalandone l’esistenza agli organi competenti, affinché questi assumano i provvedimenti opportuni, ed esercitando, se del caso, tutti i consueti poteri di reazione previsti dalla legge, al fine di evitare che errori pregressi possano creare danni. Un poliambulatorio svuotato dei servizi elencati nel protocollo può reggere il confronto con il vecchio ospedale? Noi riteniamo di no. E pensiamo che nel cambio a perdere, a pagare sia solo la comunità, e magari chi non può permettersi né cure costose, né altrettanto indispensabili e dispendiosi viaggi della speranza.

UNA CITTA’ PRIVATA DEL SUO STORICO OSPEDALE E UN ITER SCANDALOSO - Fernando Fiorito, sindacalista di lungo corso, scrive a proposito del Documento di riconversione “Conclude un iter scandaloso avviato molto tempo prima della sua firma, che ha privato la nostra Città, (seconda al capoluogo di provincia per ampiezza del territorio e per popolazione), del suo storico ospedale, ridimensionato a livello di un Poliambulatorio, nonostante qualche anno prima  fosse stato ampliato e ristrutturato, ad onta della conclamata lungimiranza e ottimizzazione delle risorse”. “Si impone la necessità inderogabile  di squarciare finalmente questo velo di ipocrisie, omertà e falsità, dietro il quale si trincerano i responsabili di questo degrado senza fine. Sarebbe opportuno, anzi doveroso, che qualche cronista coraggioso rendesse pubblico  il Piano di Riordino Ospedaliero varato dalla Regione Puglia ed il Documento di Riconversione dell’Ospedale di Nardò, sottoscritto forse in buona fede, forse perché inevitabile, dalla precedente Amministrazione”.

UN PO’ DI STORIA – “Dai documenti – scrive Mario Mennonna, storico e saggista - risulta che a Nardò si parlò per la prima volta di hospitale nel 1345, quando il patrizio Matteo Cantore fondò tale struttura nei pressi di «Porta Castello» o «Porta San Francesco» (alle spalle della successiva ex chiesa della Madonna della Rosa, quasi di fronte all’attuale Ufficio Postale) con gestione affidata alla Congregazione della Misericordia. Successivamente divenne proprietà del monastero di Santa Chiara. L’hospitale non era struttura sanitaria come si intende oggi, bensì un luogo di ricovero con pochi posti letto, prevalentemente riservati a pellegrini che si ammalavano. Nel frattempo - e siamo intorno al ‘600 -, sorse, alle spalle del primo, un altro a cura della Chiesa in immobili che si trovavano di fronte alla Cattedrale (parte del successivo ex Seminario vescovile), denominato «San Salvatore».

QUANDO GLI OSPEDALI ERANO DUE - I due hospitali, a fine ‘600, con l’episcopato di Tommaso Brancaccio, furono unificati e con la nuova denominazione di «San Giuseppe», furono trasferiti in alcuni locali lasciati in eredità alla Chiesa da parte di Giovanni Giacomo Mega (attuale Conservatorio), laddove sarebbe dovuto sorgere il Seminario vescovile, poi ubicato nei locali degli ex hospitali. Con l’istituzione del Conservatorio con il vescovo Antonio Sanfelice ai primi del ‘700 lo stesso hospitale continuò ad operare, assumendo via via caratteristiche vere e proprie ospedaliere (anche con introiti soprattutto per lasciti post mortem), rivolte principalmente a bisognosi. Senz’altro con fondo di pertinenza vi era anche un lascito della famiglia Sambiasi (Monte di pietà, ecc.), il quale, con la legislazione del nuovo Stato nazionale, venne assegnato - e siamo ai primi anni del 1880- all’Eca, che istituì un proprio ospedale, il «Sambiasi», fruendo di locali dell’ex convento dei Riformati (gli Antoniani), nel frattempo, come per altri Ordini religiosi, soppressi con incameramento da parte dello Stato dei loro immobili. La fragilità economica del «S. Giuseppe» e l’ampliamento del «Sambiasi», sovvenzionato anche dallo Stato, indussero a vari contatti per una possibile unificazione, mentre intorno alla prima decade del ‘900 sorse la «Casa di cura “Personé”», diretta dal famoso chirurgo Salvatore Tarantino.

QUANDO LA GESTIONE ERA MISTA, E SE NE OCCUPAVA ANCHE LA CHIESA - Nel 1936, con il vescovo Nicola Colangelo e il podestà Angelo Onorato si giunse all’unificazione e si ebbe, così, l’ospedale «San Giuseppe-Sambiasi» a gestione mista della Chiesa e dell’Eca/Comune. Ai primi anni Sessanta, con il vescovo Antonio Rosario Mennonna, si trasferì presso alcuni locali dell’«Opera Antoniana» (Via Generale Cantore), fondata da don Gregorio Gaballo, e dopo un decennio nei nuovi locali in via Galatone, proprietà Resta. Qui, dopo secoli di attività, pur con ambienti sempre più efficienti e spaziosi, con servizi di qualità e con punto di riferimento per diverse branche della medicina, giace in letargo, sia per incapacità e inettitudine dei neritini sia per tracotanza di gestori politici e amministrativi della distratta, sempre meno dignitosa e sempre più lontana Regione Puglia.

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