Applausi a scena aperta ieri agli Agostiniani per "Iancu" riproposto dopo una decade dal talentuoso Fabrizio Saccomanno

Un lungo applauso ieri sera a Lecce ha offerto il giusto tributo al talento di Fabrizio Saccomanno. Che dopo più di 10 anni ha riproposto lo spettacolo *IANCU, un paese vuol dire* prodotto da Ura Teatro, di F.Niccolini e F.Saccomanno.

La narrazione, a tratti surreale, prende le mosse dal Basso Salento, da una domenica d'agosto del 1976, giorno in cui un famoso bandito, Mesina, fuggito dal carcere di Lecce, si nasconde nelle campagne della periferia. Inizia così una tragicomica caccia all’uomo che coinvolge un po’ tutti, bambini compresi. E proprio con gli occhi di un bambino di otto anni, Fabrizio Saccomanno ricostruisce il mosaico del ricordo. “Ma questo non è solo il racconto di una giornata”, dicono gli autori Fabrizio Saccomanno e Francesco Nicolini, “è il racconto di un’infanzia e degli inganni e delle illusioni che la circondano. Ed è soprattutto il racconto di un’epoca”.Nella sugggestlva cornice dell'ex *Convento degli Agostiniani*, Saccomanno ha incalzato il racconto di un'epoca, una memoria intessuta di aneddoti, in cui appare un sud che non c'è più. Lo spettacolo rientrava nel cartellone #Lecceinscena del *Comune di Lecce*. A fare gli onori di casa complimentandosi con gli organizzatori  per l'evento anche l'assessore allo spettacolo Paolo Foresio. 

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