"Candidati, moduli rubati e complicità in comune" titola Nuovo Quotidiano, la questione morale, le voci bianche ed il PD da riesumare

La questione morale in questa città è da considerarsi priorità. Continua a tener banco la questione delle firme false. Erasmo Marinazzo su Nuovo Quotidiano di Puglia rileva l’ironia del pm: "Curiosamente il furto (di documenti elettorali scottanti n.d.r.) consumato dopo la richiesta degli atti". Ma mi indigna enormemente di più leggere l'attacco "Complicità negli uffici comunali di Nardò nel furto dei moduli di accettazione delle candidature alle elezioni comunali del 2016".

"Se ne parla nella richiesta di archiviazione dell’inchiesta nata dalle denunce-querele incrociate fra l’attuale sindaco di Nardò, Pippi Mellone, il suo predecessore Marcello Risi e gli assessori della Giunta comunale in carica fino alle elezioni di settembre dell’anno scorso: Oronzo Capoti, Stefania Albano, Cosimo Natalizio, Gianpiero Lupo, Maria Grazia Sodero, Ettore Tollemeto e Giulia Puglia. Diffamazione per tutti gli indagati, l’ipotesi di reato ritenuta insussistente dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Alberto Santacatterina, riguardo affermazioni e valutazioni sia di Risi che di Mellone e la sua ex squadra di governo".

Rino Giuri, di Art. 1 taglia la testa al toro   (forse è quello coi grandi cabasisi collocato dinanzi al comune) ed interviene con la schiettezza che occorre riconoscergli "Mellone ha autenticato firme false. Per questo motivo è ufficialmente indagato dalla Magistratura. Quando il Pubblico Ministero dispose il sequestro dei moduli delle firme accertate false, gli stessi moduli furono rubati dagli armadi dell’ufficio elettorale da qualcuno che aveva accesso a quegli uffici.

Questo furto è “una gravissima attività di inquinamento delle prove” “per impedire o ostacolare le indagini nei confronti dell’indagato Mellone”, posta in essere “con l’obiettivo di procurare un vantaggio” allo stesso indagato, vista “la coincidenza temporale fra l’avvio delle indagini e la sparizione dei documenti”. A queste ed altre esplicite dichiarazioni formulate dall’Avv. Marcello Risi, Mellone, ritenendosi diffamato,rispose spudoratamente querelando Risi e coinvolgendo la sua giunta nella querela.

Il Pubblico Ministero, non ravvisando alcun reato nelle dichiarazioni di Risi (e quindi, confermando una serie di aspetti in esse contenuti, n.d.a.), ha chiesto ora l’archiviazione della querela di Mellone. Un corollario beffa di questa querela-bolla di sapone è il fatto che il costo della difesa legale di Mellone, anziché gravare su di lui, è stato vergognosamente scaricato sulle spalle dei cittadini di Nardò che pagano le tasse. Per restituire a Nardò la dignità che merita e l’anima della legalità, Mellone se ne deve andare: spontaneamente (ma non lo farà) o in applicazione della legge Severino, se condannato".

Mi colpisce in questa faccenda, ma non mi sorprende, il silenzio del piccolo sindaco, che si fa immortalare dinanzi al gerontocomio nei suoi soliti strampalati spot e di tutti i suoi consiglieri. Eppure tra gli stessi non mancano professionisti, liberi pensatori almeno sulla carta, duri e puri.  Ma con la museruola. Le voci bianche dell'opposizione, (Spesso inoperosa ed evanescente) e l'assenza del PD e dei pentastellati. Che a Bari, non dimentichiamolo, vanno a braccetto con Emiliano. Casili al tempo delle scelte optò per Falangone d'accordo col Pd e dunque col governatore che è amico di Mellone. Non fu una bella avventura ma un naufragio. Ad oggi il PD, il maggiore Partito Nazionale di centro sinistra è ancora, e forse (Volutamente?) commissariato. Ed è inaudito e vergognoso. Un sodalizio vuoto e privo di leader, un contenitore destinato alla riesumazione solo in qualche sparuta tornata elettorale. L'assenza di dibattito ed uno scenario privo di idee gettano un cono d'ombra su una realtà che si conferma periferia, e incapace di esprimere una classe politica all'altezza del compito.  

 

Marco Marinaci

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