I dolori del giovane Werther: "L'envencible armada, la linea politica cinica e amorale e la patina di buonismo del grande asfaltatore"

L’assembramento di liste che sorreggono la ricandidatura a sindaco di Nardò di Mellone I° il Grande Asfaltatore è un coacervo delle più disparate tipologie. A dire del condottiero Mellone sono nove e si presume che presentino tutte il numero massimo di candidati consentiti dalle norme elettorali.

Quindi ciascuna lista sarà composta da 24 candidati (chissà se sarà necessario riempirle con forestieri e zero preferenze). Il totale dei candidati della coalizione melloniana dovrebbe totalizzare 216. Ora, in caso di vittoria, alla coalizione vincente spettano 14 consiglieri mentre 10 sono da spartire tra i raggruppamenti che non eleggono il loro candidato sindaco.

Quindi ogni candidato a sostegno dell’Asfaltatore ha, teoricamente, una probabilità di essere eletto pari al 6,48%; probabilità che scende vertiginosamente per almeno 190 candidati a percentuali irrisorie, quasi nulle. Non c’è necessità di esercitare arti magiche per prevedere che solo un ristretto numero di candidati ha la possibilità di conseguire preferenze sufficienti all’elezione. Ipotesi plausibile è che una ventina di candidati abbia l’80% delle probabilità di classificarsi nelle prime 14 posizioni mentre agli altri l’elezione è praticamente impossibile.

Senza contare che non tutte le liste hanno la certezza di conseguire il quoziente per partecipare all’assegnazione dei seggi. E questo è plausibile nonostante le sofisticate ed esoteriche alchimie messe in atto dall’asfaltatore e dal suo portavoce, raffinate menti dedite al rimescolamento degli inserimenti in lista. Ad esempio dal nucleo originario di Andare Oltre le assessore teleguidate Puglia e Sodero sono state dirottate in liste “spin-off” della casa madre ed altri intrugli meno evidenti sono stati effettuati furbescamente per non provocare dissanguamenti fratricidi usando le tecniche del manuale Cencelli.

Questi disinvolti maneggi smascherano abbondantemente la concezione che Mellone ha dei tantissimi candidati, nuovi e vecchi: carne da cannone. Carne da cannone da stritolare e maciullare solo per farne base e piedistallo della sua ambizione smisurata. Del resto che il soggetto persegua una linea politica cinica e amorale non è un mistero. Non basta la patina di buonismo e di pauperismo (vedere il manifesto con la vecchia auto) che la sua propaganda spaccia quotidianamente a nasconderne la natura. Se deve sacrificare qualcuno ai suoi inciuci necessari alla sua ambizione lo fa senza nessuno scrupolo e senza rispetto per le persone. I suoi rimpasti di giunta sono sempre stati originati da questi meccanismi di prezzolamento dei suoi consensi.

Per i nuovi candidati che riuscissero ad essere eletti soppiantando qualcuno dei miracolati del 2016 e dei subentri successivi la situazione potrebbe essere anche più grave. Si troveranno a confrontarsi con una satrapia che chiede obbedienza pronta cieca ed assoluta, che non consente di discutere nulla di quanto partorito dalla testa dell’Asfaltatore e della sua eminenza grigia. Non ci saranno spazi per iniziative di ogni genere a meno che non siano a gloria ed esaltazione del capo assoluto. Certo ci potrebbero essere anche soggetti astuti che perseguano propri personali disegni ed interessi dissimulando un falso ossequio ai desiderata dell’Asfaltatore. Ma potrebbero essere i germi di aspri conflitti che nuocerebbero alla comunità cittadina quanto le finte attività rivoluzionarie.

Il destino per tutti i candidati che è riuscito ad irretire è quindi ben delineato: saranno spremuti come i limoni e poi buttati via. Sarà un vampiresco risucchio di voti. Per perpetuare nel prossimo quinquennio la pantomima di una rivoluzione di facciata consistente in interventi senza sostanza. Operazioni di facciata e di propaganda che a malapena si possono qualificare come ordinaria manutenzione. Gli anglosassoni chiederebbero: “Where is meat?” dove è la polpa, la reale consistenza e incisività della gestione melloniana? L’Asfaltatore crede al pari di Filippo II° di Spagna di avere costruito un’Envicible Armada ma la fine di quella flotta ricorda quanto poco sia necessario a far crollare i giganti dai piedi di argilla.

Werther Messapo

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