Una Santa Alleanza sulla scorta di un programma per la costruzione del bene comune, ecco il miracolo d'estate

Le idee vetuste ed i personaggi fritti e rifritti non avranno mai la forza di generare un vento di cambiamento. Questa considerazione è nelle corde di chi, tra gli elettori, cerca almeno di coltivare uno spiraglio in un clima, quello pre-elettorale, in quel di Nardò, asfittico, e litigioso in cui la parcellizzazione del contesto invita a fare un giro al mare più che a scommettere sul rinnovamento che non c’è.

Ma soprattutto sulla concordia inesistente. Si andrà al voto con tutta probabilià tra maggio e giugno. E’ così difficile costruire un’alleanza anti-mellone? Evidentemente si. Sono solo i personalismi ad allontanare o c’è dell’altro? C’è chi non vuol perdere stracci di potere, mors tua vita mea. La politica è anche bieco ostracismo. “Tu no perché sei autonomo, indipendente e non ci permetteresti di fare i nostri comodi, come sempre”. Latita, inoltre, belli miei, il vincolo di lealtà ed una politica che non sia il frutto di decisioni partecipate ma il ricatto di un’oligarchia che oggi non ha più granitiche certezze. Maneggi baresi compresi. Diciamo che i vecchi satrapi della politica locale lavorano più per distruggere che per costruire candidature condivise e di qualità. E' incomprensibile ma fino ad un certo punto. Sono affetti dal complesso dei migliori eppure hanno la vista corta. Ecco perchè i candidati decisi a sfidare il sindaco uscente sono innumerevoli.

Diciamo la verità: sono troppi. Praticamente un esercito.

LVI intanto è già in campagna elettorale da un pezzo, si è già immortalato accanto ai suoi 9 simboli, le liste che ad oggi sono ben lungi dall’essere completate. Come dimostra obiettivo comune nel poster ricordo accanto al primo cittadino con un numero di candidati ancora in via di completamento e comunque decisamente al di sotto dei 24 nomi previsti. E riempire le caselle con persone che farebbero fatica a raccattare anche briciole di consenso non è ovviamente ‘sta grande impresa.

Nelle liste fanno bella mostra anche tanti dilettanti allo sbaraglio, e Mellone lo sa benissimo. L’altra volta gli andò benone. Ma non è sempre festa. A proposito. Non è uno spunto classista il mio, me ne guarderei bene. Va bene la casalinga ed anche l’operatore ecologico, e ci mancherebbe, a patto di aver bene in testa che la competizione elettorale non è una corsa per accaparrarsi un posto di lavoro, e che in ballo c’e’ lo spirito di servizio e l’amore per la propria terra. Non è irrilevante in tutto questo la capacità di comprendere almeno il senso ed il significato di un testo in lingua italiana. E magari sapere cos’è una delibera, e cosa si intende per esecutivo. Perché le elezioni non sono il superenalotto e neppure “Il grande fratello”.

Una cosa sono l’arroganza, la convinzione (anche per farsi coraggio), le lenzuolate di sei X tre, le pose ammiccanti, una cosa il voto, quello vero, nel silenzio dell’urna. L’azione del sindaco uscente, che ha monopolizzato tutte le plance disponibili fino a maggio, punta a dare la percezione dello squadrone che si muove in direzione del vento. Ma, al netto della propaganda e della legittima aspettativa del nostro, il quadro è tutt’altro che ottimistico.

Per una ragione molto semplice: la moltiplicazione del voto è qualcosa di improbabile. Moltiplicare i pani e i pesci è qualcosa che non appartiene al primo cittadino uscente che, pur avendo la percezione e l’umiltà di chi potrebbe camminare sulle acque, non è nato a Betlemme. Si parte, ed è inequivocabile, dai risultati delle elezioni regionali. I dati non sono eclatanti. Giulia Puglia non superò il muro dei 5 mila voti. Non ci pare un grande risultato anche considerando la Santabarbara del sindaco, la mobilitazione in massa di assessori devoti e consiglieri ubbidienti.

Nell’ultima competizione fu la sorpresa e sbaragliò il suo competitor davvero di una manciata di voti. Risi era strafavorito. Così come Mellone oggi. Ma la situazione non è sicuramente la stessa. Mellone oggi ha tanti detrattori, non solo sfegatati fans. Ha promesso a destra e a manca, ma ha anche disatteso programma e impegni. Tra i suoi c’è chi scalpita e guarda al futuro coltivando il desiderio di detronizzarlo. LVI sta spendendo fior di quattrini per pompare a dovere la grancassa della propaganda.

C’è chi è bravo, tra i suoi, a far crescere artificiosamente i likes sui social ma i likes non portano il consenso vero. Una volta si diceva “piazze piene urne vuote”, oggi le piazze sono virtuali ma il rischio di debacle è dietro l’angolo. Se così non fosse all’orizzonte non si sarebbe profilato un altro fronte che ha visto nientepopodimeno che la discesa in campo dei pentastellati accanto a pezzi di sinistra. I cinquestelle a Bari sono forza di governo e amici di Emiliano. Che necessità c’era di organizzare un altro fronte?

Forse la fiducia in Mellone è venuta meno o comincia a scricchiolare? Il qualunquismo Melloniano strizza l’occhio anche alla Lega, al PD, agli ex socialisti, alla destra, a Casapound ed a tutta la foresta, ed è cosa arcinota. Ma la politica è una cosa seria. E non si può essere amici di tutti. E certe scelte, prima o poi, si pagano a caro prezzo.

L’ex vice sindaco di Risi, Carlo Falangone, si propone alla guida di un paio di movimenti, i grillini e i Progressisti e la sua discesa indebolisce a sinistra l’ex bancario Enzo Petraroli che, ad oggi, non è ancora stato ufficializzato. Unisce Partecipa, il Pd indebolito dalle faide interne e commissariato, e NBC. Pierpaolo Losavio che non pare demordere, ha già ufficializzato la sua corsa, ed una schiera di professionisti pare essersi avvicinata speranzosa. L’avvocato Pippi Cozza, che è partito da più tempo di tutti, dubito sia disposto a fare passi indietro, (E d’altronde in questo quadro perché dovrebbe?) anche lui potrebbe mettere su tre liste, ed una quarta sarebbe già in stand by. Mino Frasca, con l’appoggio di Paola Mita, e dunque di Forza Italia annuncia battaglia, le campagne elettorali sono il suo terreno ideale, il campo in questo caso è la prateria del centro destra, la premessa è quella di rosicchiare voti proprio a Mellone. Promette almeno tre liste. In questo quadro in evoluzione, scalpita anche Maurizio Leuzzi che da sempre ha promosso una candidatura dal basso, e che se si aprisse un pertugio vorrebbe provarci. Ed anche Giancarlo Marinaci non viene meno al suo impegno forte dell’appoggio dei Popolari, anche questi forza di governo in Regione.

Se questi aspiranti alla poltrona di primo cittadino decidessero, per una sorta di miracolo, di sedersi attorno ad un tavolo e di trovare un accordo la partita non sarebbe apertissima. Sarebbe già chiusa. Mellone ed i suoi sarebbero già nello schieramento di opposizione. Cadrebbero anche le speranze, residue per la verità, di andare a Roma a fare il parlamentare magari con la maglia della Lega. Varcare la soglia di Montecitorio con il placet del coordinatore pugliese delle camicie verdi. “Non c’è medicina come la speranza, nessun incentivo così grande, e nessun tonico così potente come l’attesa di qualcosa che accada domani”.

M. Marinaci

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