Nardò: i dolori del giovane Werther, candidature divisive ed inconsistenti all'insegna del dinamico immobilismo

A Nardò la situazione politica è stagnante. Gli oppositori dell’amministrazione in carica continuano nel loro “dinamico” immobilismo; si girano e rigirano i pollici tuonando che vogliono far finire il mellonismo imperante, sparano proclami ma in realtà girano su loro stessi ostentando un attivismo che è più fermo dell’immobilismo.

Nessuna novità concreta, solo chiacchiere vuote e senza sostanza; nel PD impazza il gioco dei petali: “simbolo”, “non simbolo”. Una questione di lana caprina usata forse per fare un piacere ad Emiliano che, ammaccato dall’incapacità a gestire la pandemia e impantanato nelle sabbie del tentato accordo con i grillini, potrebbe non sopravvivere ad una debacle del suo caro “Grande Pippi”. Nel solco dell’inazione quinquennale Il Pd brancola nel buio come un qualunque maresciallo della mobile di fronte ad un furto di quelli della lancia termica.

Contrariamente ad ogni ragionamento di buon senso rimane in piedi la candidatura, divisiva ed inconsistente, espressione di ambienti che, nella precedente tornata, non riuscirono a raccogliere né liste, né firme di presentazione. Perdipiù parliamo di minestra riscaldata di chi ha già ciurlato nel manico sia da consigliere che da assessore nei quinquenni precedenti con risultati analoghi ai famosi piani quinquennali di sovietica memoria.

Il centrodestra, se così si può chiamare vive solo di riflessi dei consensi nazionali ed ha personale politico decisamente appannato da un lato per lunga esposizione usurante sulla ribalta amministrativa mentre da un altro sconta un quadriennio di acritica adesione al “Grande Pippi”. Adesione venuta a mancare non per motivi concreti ma per non aver avuto adeguate “compensazioni”e/o promozioni; tenta così di appoggiarsi al gruppo degli inconsistenti senza riflettere che spesso la somma di due debolezze dà luogo ad una debolezza anche maggiore.

Intanto sembra affacciarsi una delle candidature in pectore che precedentemente abbiamo definito criptica; è un’altra autocandidatura di operatore politico di stagioni amministrative ancora più remote (diciamo ante mani pulite) che si offre, fingendo di voler privilegiare prima di tutto i programmi,come capitano delle altrui truppe dato che di sue non ne ha. Alla mancanza di proprie truppe somma, in negativo, anche la presenza in stagioni che adottarono decisioni che ancora pesano sulla città e sui i suoi abitanti sia sul piano ambientale sia sul piano urbanistico.

Dei grillini è quasi inutile parlare; sembrano in predicato di finire a fare i lacchè di Emiliano e qualora così non fosse ininfluenti erano e ininfluenti rimarranno pur avendo in dotazione un parlamentare e un consigliere regionale rimasti allo stato di oggetti misteriosi. Né di molto potrebbero progredire se dal cilindro emilianesco dovesse sortire il coniglio dell’assessorato regionale.

La maggioranza uscente mostra qualche segnale di novità. Dopo la virata verso appoggi di movimenti originati da associazioni temporanee di interessi e il disseppellimento di autentici reperti archeologici ci sono fluttuazioni interessanti da osservare.

In questa fluttuazione si nota lo spostamento dalla principale lista dell’empireo melloniano "Andare Altrove" dell’assessora di estrazione integralista-confessionale Sodero (leghista mancata) che viene mandata nel purgatorio di una lista satellite dove sarà interessante vedere la riuscita dell’asse con elementi ex Casa Pound, molto scoloriti anche questi ultimi nella fagocitante deriva melloniana. Molte domande ci si potrebbe porre di fronte a questo alchemico rimescolamento di carte dai misteriosi e imperscrutabili disegni del “Grande Pippi”. E’ una gemmazione in positivo dal Pippi cittadino o è un declassamento per l’ascesa dell’altra favorita che si è offerta al sacrificio della kermesse elettorale regionale? I prossimi avvenimenti rischiareranno la foschia che nasconde i complicati disegni di Mellone.

Nella rincorsa a superare le 8 liste (non 6 come ha sostenuto recentemente un commentatore disattento) che sostennero il “Grande Pippi” nelle elezioni precedenti appare anche una lista che si richiama alla logora e abusata etichetta del popolarismo promossa dall’uscente assessore a bilancio, finanze e personale Lupo che si scopre capo politico (l’altra volta era un semplice candidato nelle scarne schiere di Antonio Vaglio) e che punta a presidiare l’area e il ruolo democristiano, pronto a schierarsi con chiunque, pur di rimanere a galla.

Il personaggio è furbo e forse qualcuno gli ha spiegato che una volta esisteva la politica “doppio binario” e quella “dei due forni” l’importante era non rimanere senza pane. E si sta attrezzando di conseguenza. La sua gestione del ruolo assessorile è stata grigia, opaca, priva di progettualità, sempre sottotraccia e molto poco trasparente verso la collettività cittadina forse per preservarsi un possibile ruolo da “buono per tutte le stagioni”.

Ha puntato a tessere ed estendere rapporti professionali ed amministrativi per fortificare il suo ruolo mantenendosi defilato rispetto ai proclami roboanti del suo attuale capo. Altrettanto opachi risultano i suoi bilanci di cui si conosce appena qualche sunto schematico. Ampiamente insufficiente la sua gestione del personale con la dotazione organica largamente deficitaria rispetto alle necessità nonostante le assunzioni dei vincitori di un concorso. Tutti a scartamento ridotto essendo assunti con tutti con contratto part-time. Chissà perché. Intorno al “Grande Pippi” i movimenti ci sono, dall’altra parte l’impantanamento è totale.

Werther MESSAPO

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