Dopo le indagini della Procura e la decisione della regione di chiudere la struttura Rsa di Soleto, "le istituzioni trovino una soluzione adeguata per garantire il diritto alla salute e per tutelare 120 posti di lavoro”

Lecce, 28 maggio 2020 – “Bisogna trovare una soluzione per salvaguardare circa 120 posti di lavoro alla residenza sanitaria per anziani ‘La Fontanella’ di Soleto”. Cgil Lecce, Spi Cgil Lecce ed Fp Cgil Lecce lanciano un appello al prefetto Maria Teresa Cucinotta, al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, al presidente della Provincia Stefano Minerva e al direttore generale della Asl di Lecce Rodolfo Rollo, per tutelare i lavoratori che in questi mesi si sono succeduti nella Rsa e per garantire ai 50 ospiti un’adeguata sistemazione, non distante da Soleto.

Sulla struttura ha acceso un faro la Procura di Lecce, che indaga per abbandono di persona incapace ed epidemia colposa dopo il decesso di 21 ospiti.

L’aspetto umano - Il segretario generale della Cgil Lecce Valentina Fragassi, la segretaria generale dello Spi Cgil Lecce Fernanda Cosi e il segretario provinciale della Fp Cgil Lecce Floriano Polimeno chiedono alle istituzioni di intervenire immediatamente sulla vicenda: “La Regione, che ha avviato l’iter per la revoca della concessione alla Fontanella, deve tenere in debita considerazione un duplice aspetto, il legame dei pazienti geriatrici con la struttura e con il centro abitato di Soleto oltre al futuro di circa 120 lavoratori e delle loro famiglie”. Attualmente si sta cercando una sistemazione adeguata ai 16 ospiti rimasti nella Rsa (tutti negativi al Coronavirus) in vista della chiusura della struttura. Altri pazienti sono ricoverati a Galatina (5), Copertino (18) ed al “Vito Fazzi” di Lecce (una dozzina). In tutto sono oltre 50 gli anziani che dovranno essere collocati in strutture della provincia. “Questa soluzione trascura l’aspetto umano e il pesante vissuto sopportato dagli anziani, con importanti risvolti psicologici. Gli anziani, ormai tutti negativi al Covid-19, perderebbero qualsiasi legame con la struttura e con Soleto”, spiegano i sindacalisti. 

L’aspetto occupazionale - Fragassi, Cosi e Polimeno si focalizzano in particolare sugli aspetti occupazionali: “Quando la struttura è stata commissariata, tutti i dipendenti della cooperativa sociale sono stati costretti alle ferie d’ufficio per essere sottoposti a tampone e poi quarantena. Esaurite le ferie sono stati collocati in Fis (Fondo di integrazione salariale, un ammortizzatore sociale assimilabile alla cassa integrazione, ndr). Ancora oggi non hanno alcuna notizia circa il loro futuro”, spiegano. “Sotto la gestione commissariale sono stati assunti 30 operatori sociosanitari a tempo determinato dalla ditta a cui era stata affidata la gestione della struttura, mentre i servizi di ausiliariato, mensa e pulizia sono stati affidati ad una cooperativa. I contratti di questi lavoratori scadranno a fine giugno, ma una volta trovata sistemazione ai 16 pazienti ora ospiti della Rsa i lavoratori saranno sottoposti a sorveglianza (tampone ed eventuale quarantena), prima di perdere definitivamente il lavoro. Stessa sorte aspetta chi gestiva pulizie e mensa”. 

La proposta - Per Cgil, Spi ed Fp, la Regione può e deve trovare una soluzione che tuteli i posti di lavoro e anche l’interesse delle famiglie dei pazienti: “Proponiamo al presidente Emiliano ed alla Asl di affidare la struttura ad un altro soggetto abilitato, che prenda in carico gli oltre 50 ospiti oggi sparsi su varie strutture salentine. È importante assicurare serenità agli anziani. Così come è importante garantire un futuro a circa 120 lavoratori che rischiano di restare senza un lavoro: i lavoratori della vecchia gestione e quelli della gestione commissariale. Con una platea di oltre 50 ospiti, è possibile dare lavoro a tutti loro. Confidiamo nelle istituzioni, oltre che per l’accertamento delle responsabilità per quanto avvenuto a Soleto, anche per non disperdere il patrimonio di competenze dei lavoratori: se poi la struttura non dovesse risultare idonea, si può pensare ad un’altra soluzione logistica, ma sempre tenendo insieme pazienti e lavoratori”, concludono Fragassi, Cosi e Polimeno.

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