La street art, le piste ciclabili, ed il cuore del borgo antico chiuso h 24

Non ho mai pensato di cedere la pagina del giornale e di farmi scrivere l’editoriale da altri. Non credo che sulla nostra testata potrebbe mai accadere una cosa del genere. So che in altri media online sovente capita, e capita a volte che i pezzi vengano scritti da anonimi che non amano metterci la faccia, e la nascondono. Ne ignoro le ragioni: forse perché si vergognano di quello che dicono, di quello che rappresentano ed anche di quello che pensano.

Sindacare sul mio coraggio e sul mio stile da chi nasconde volto e nome è ridicolo, è come se un sorcio venisse a polemizzare con il Re Leone. E’ lotta impari. Per ovvi motivi. Chi scrive e non si firma è ininfluente, è un ologramma. Ringrazio comunque Lorasalento per aver pubblicato la mia foto, ne ho altre più riuscite che avrei potuto mettere, generosamente, a disposizione. Ma occupiamoci di questioni più serie. Ho guardato con attenzione il murale prodotto sul prospetto laterale di un caseggiato della zona 167 e ritengo che meriti comunque una riflessione. E’ lo stesso appunto che ho già fatto dinanzi alla costosa imposizione delle maxi sculture in alcuni luoghi della città. Anche lì nessun concorso di idee. Inopportune non solo perché di gusto discutibile, ma perché hanno una collocazione che è addirittura dannosa.

Scrivo per cercare di far comprendere le mie perplessità. Non certo rispetto alla street art di cui riporto un caso di grande interesse. Little Havana, situato ad Ovest di Downtown è il quartiere di Miami che ospita la più grande comunità cubana e latina al mondo. Lì è possibile ammirare stupendi murales come quello che ho fotografato io e che vedete in copertina. Lo puntualizzo perché ci sono stato e non è un’immagine rubacchiata dal web. Adesso, pur non sottovalutando il risvolto di carattere estetico che resta nell’alveo dell’opinione soggettiva, se una cosa a me non piace non è detto che non possa soddisfare un altro gusto, vorrei comunque soffermarmi sul soggetto che a me, che forse non ho lo sguardo allenato, pare sicuramente fuori posto.

Al di là dei cubi che simboleggerebbero il capitalismo mi pare di assistere, nel caso del murale in zona 167, mi auguro di non sbagliarmi, a due avatar ecosolidali che si "ingroppano" allegramente, e non sono certamente un bacchettone. La cosa curiosa è che il murale è stato collocato, pari pari, di fronte allo spazio con le giostrine dedicate ai più piccini. Quindi al di là ripeto dell’aspetto puramente estetico, i cui risultati hanno suscitato (Basterebbe dare uno sguardo alla pagina facebook del comune) opinioni contrastanti, ritengo assolutamente sbagliato il soggetto soprattutto rispetto al luogo in cui è stato collocato che richiederebbe altre sensibilità. Il problema resta di metodo.

E vale ad esempio anche per le piste ciclabili: ottima idea a patto di non indebitare la città pur di realizzarle, (Si è ricorso al prestito con il credito sportivo) ma di farsele finanziare tramite fondi comunitari. E di farle precedere da un indispensabile studio sulla viabilità, che non vi è stato, sennò poi non sarebbe accaduto l’imponderabile. Obbligati e imprevisti cambi di direzione (Via Bonfante), persone che mi hanno chiamato per avvisarmi che facevano fatica a ritornare a casa(e non sto scherzando), ingorghi nelle vie attigue ed il forzato impiego di ben tre persone, tra vigili, ausiliari o ispettori ambientali e addirittura i neonati "ausiliari della sosta" per cercare, per lo meno, di evitare disastri. Una cosa quasi tragicomica. Se impiegare tre risorse ( con un personale ridotto all'osso) dalla mattina alla sera per presidiare e tenere sotto controllo una strada è una cosa normale, allora ho sbagliato civiltà non solo città. Non sarebbe stato preferibile, tanto per evitare pasticci, studiare con attenzione il progetto? Un metodo più democratico.

Stesso discorso con la chiusura al traffico del centro storico. Chiudere il cuore della città è meritorio, ma chiuderla h 24 non accade in nessun paese al mondo! E sapete perché? Perché i collegamenti non li può garantire un solo misero pulmino ma devono essere efficienti, anche per tutelare il diritto alla mobilità, la chiusura h24 è invece penalizzante perché significa stritolare residenti e commercianti che già fanno una fatica del diavolo e andrebbero sostenuti, e perché ogni tanto anche i residenti del borgo antico avranno il sacrosanto diritto di farsi visitare da qualche parente o da qualche amico. Le idee potrebbero essere buone, sono le modalità che restano pessime, perché frutto di decisioni sempre imposte e mai condivise.

Quel murale sarebbe stato realizzato anche se sottoposto al vaglio di una commissione di esperti e se fosse stato uno dei lavori esaminati in seno ad un più democratico e aperto concorso di idee? Non lo sapremo mai. Le piste ciclabili spezzettate probabilmente avrebbero avuto un altro iter, sarebbero state sostituite da percorsi che avrebbero, ad esempio, privilegiato il completamento della pista che congiunge la Nardò Pagani e che guardava nell’ultimo tratto a ricongiungersi naturalmente con le marine. Il centro storico aperto, seppure per breve tempo, avrebbe consentito di venire incontro a tutte le esigenze, anche a quelle chi di ha un’attività nel borgo vecchio e deve pur sbarcare il lunario. Chiudo con un elogio al social Facebook a volte criticato che ha saggiamente oscurato casapound. Un’azione lodevole e degna di nota. Attendiamo adesso l’applicazione della legge.

Marco Marinaci

0
0
0
s2sdefault