Nardò, il sindaco propone un referendum per l'impianto di compostaggio. Massimo Vaglio:"La digestione anaerobica, impattante, anti-ecologica, e foriera di loschi meccanismi speculativi"

In una lettera inviata a tutti i cittadini,  il sindaco di Nardò cerca di giustificare i costi aumentati della tassa sui rifiuti ( che aveva promesso di diminuire) adducendo tra le diverse ragioni la cattiva politica di chi lo ha preceduto, il mancato pagamento della Tefa alla Provincia,  ed i costi eccessivi legato allo smaltimento. Il sindaco torna inoltre a cavalcare la necessità di realizzare un impianto di compostaggio.

E promette un referendum. Al di là della evidenza che nella nostra città la mancata bonifica di Castellino non potrebbe permettere la realizzazione di alcun impianto. Appare lampante un'altra considerazione: è mai possibile che si arrivi a partorire la localizzazione di un enorme digestore su di un sito, la discarica di pendinello, oggetto di bonifica? E soprattutto con la raccolta differenziata spinta aumenta il carico di lavoro che si chiede al cittadino ma dovrebbe dimuniire quanto viene conferito in discarica e dunque la tassa. Ma così non è. Il discorso è ampio e riguarda altre questioni. Anche l'efficientamento energetico: se le lampade consumano di meno la sostituzione di quelle tradizionali non dovrebbe garantire il tanto strombazzato efficientamento e quindi un sostanzioso risparmio rispetto alla bolletta? Niente di tutto ciò. Il problema è sempre lo stesso: il costo sopportato dall'ente è sempre enorme, come se il comune non appartenesse a tutta la comunità.  A tutti noi. Sulla realizzazione del mega impianto abbiamo chiesto lumi ad un ambientalista Massimo Vaglio.

Impianto a biogas anaerobico: considerazioni sulla costruzione di un eventuale impianto di digestione anaerobica nel territorio di Nardò per il trattamento della FORSU (frazione organica dei rifiuti solidi urbani, comunemente nota come frazione umida), che a dire del sindaco dovrebbe essere alimentato dalla frazione organica derivante “dai soli scarti organici di cucina e non altro”, bisogna considerare che un impianto di co-generazione per essere remunerativo, deve funzionare 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno, e che se alimentato dai soli scarti organici di cucina’ difficilmente può raggiungere tali performance, sia per il limitato quantitativo di FORSU localmente recuperabile, sia per il basso potere energetico della stessa. Quindi, a fronte dei grossi investimenti per la sua realizzazione, considerati gli ecoincentivi spettanti per la produzione d’ energia “rinnovabile, nonché il limitato quantitativo di rifiuti che nell’ARO si riescono a differenziare, è molto probabile che, al fine di rendere economicamente vantaggioso l’investimento il gestore decida di utilizzare anche altre tipologie di biomasse, come peraltro la legge gli consente di fare. Infatti, con tutti i problemi sanitari e ambientali che ne deriverebbero, si potrebbero andare ad utilizzare in tale impianto, anche altre gamme di organico sia derivati da coltivazioni dedicate che comporterebbero la sottrazione di ampie superfici agricole dalla coltivazione di colture di pregio alla coltivazione di biomasse energetiche con grande sfruttamento della falda e aumento del traffico veicolare per il trasporto delle biomasse dai campi all’impianto di biodigestione. Ma potrebbero venire impiegate, sempre nel rispetto delle leggi, anche gamme di organico meno qualificate, come: biomasse derivate dal trattamento meccanico-biologico dei rifiuti indifferenziati, rifiuti conferiti in discarica ovvero frazione organica dei rifiuti urbani, fanghi di depurazione, deiezioni animali, scarti di macellazione, scarti organici agro-industriali, o fanghi degli impianti di depurazione, provocando anche un inevitabile aumento del traffico veicolare e relative emissione dei gas di scarico degli automezzi in transito per e dall’impianto che interesserebbero oltretutto delle strade ad altissima percorrenza specialmente in periodo estivo. E’ inutile oltretutto negare che un impianto del genere procuri miasmi fastidiosi alla popolazione, infatti, gli impatti ODORIGENI di un impianto a Digestione Anaerobica oltre che dalle inevitabili emissioni di vapori, sono originati anche dalle fasi di ricezione e stoccaggio delle biomasse organiche in attesa del loro caricamento nell’impianto, conversione energetica del biogas, trattamento e stoccaggio del grande quantitativo di digestato prodotto, essendo questo un refluo problematico dalla complicata gestione. Infatti il digestato da FORSU non può essere utilizzato tal quale in agricoltura, deve prima essere sottoposto ad una fase di finissaggio aerobico realizzato in apposite biocelle o altri sistemi di compostaggio, mescolato a cippato di legno od altri materiali di strutturanti (paglia, scarti vegetali, etc.), con prolungamento delle fasi fermentative e delle relative emissioni odorigene. Inoltre una tale centrale è potenzialmente nociva per la salute umana, infatti la fermentazione anaerobica potrebbe favorire la produzione di batteri sporigeni anaerobi come il Clostridium botulinum che, attraverso il digestato sparso sui campi come concime potrebbe determinare problemi anche mortali negli animali d’allevamento, e anche per le persone, come avvenuto in Germania ove come appurato dai ricercatori locali l’epidemia di Escherichia coli che la interessò nell’estate del 2011, causando 18 morti e le migliaia di casi di botulismo osservati negli animali tra l’estate del 2011 e l’inizio del 2012, sarebbe stata causata proprio dalla presenza di centrali a biogas.

La digestione anaerobica, oltre che essere, impattante, anti-ecologica, foriera di loschi meccanismi speculativi è notoriamente economicamente vantaggiosa solo per il fatto che la produzione di energia si giova degli incentivi statali sulla produzione di energia da fonti rinnovabili. In alternativa si potrebbe e dovrebbe incentivare il compostaggio domestico e attivare un impianto cittadino di produzione di compost con processo aerobico dotato dei collaudati biofiltri, onde evitare l’unico inconveniente possibile, ossia delle emissioni odorigene. Il compostaggio, è il solo che garantisce il rispetto della gerarchia europea nel trattamento dei rifiuti, e il più adeguato recupero della materia organica nell’ottica di una conseguente restituzione di carbonio organico nei suoli sempre più poveri e depauperati della sostanza organica

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