Nardò, dopo le esternazioni sulla chemioterapia del sindaco ci scrive una lettera aperta l'oncologa Graziana Ronzino

Dopo le esternazioni sconcertanti del sindaco di Nardò pubblichiamo la lettera aperta di un oncologo, la dottoressa Graziana Ronzino. "Sono un oncologo, da 20 anni svolgo la mia professione in Italia e mai, a mia memoria, fino ad oggi, mi era capitato che la chemioterapia venisse citata come punizione per una città e per i suoi cittadini"!  "All'autore di questa citazione, - continua la dottoressa Ronzino - piuttosto inadeguata e di cattivo gusto, vorrei rivolgere l'invito a visitare i luoghi della chemioterapia, ad incontrare gli sguardi di chi, su una poltrona dedicata, per settimane, mesi, a volte anni, riceve la cura con tanti pensieri e sentimenti che affollano la mente e che nulla hanno a che fare con il politichese  del Sindaco Mellone". "I malati di cancro, i nostri Pazienti, che a centinaia ogni giorno sono costretti a venire in ospedale per le cure preferirebbero di gran lunga fare altro piuttosto che farsi iniettare dei veleni nelle vene, per potersi giocare la partita della vita, della sopravvivenza, magari di anni, più spesso di mesi, con i sentimenti di chi, a causa di una malattia come il cancro, sa di essere vulnerabile e mortale; quando scopri di avere il cancro, scopri la vera dimensione del tempo che passa, della vita come inizio e fine, dei sentimenti, delle cose non fatte e che non farai mai più, e tutto il tempo che rimane viene inesorabilmente scandito dai cicli di chemioterapia, dai controlli, dalle visite... dai volti, dalle parole, dai gesti di quelli col camice bianco da cui dipende la vita residua. Quindi, senza retorica, quando pensiamo alla chemioterapia, come anatema, pensiamo ai pazienti, ai malati di cancro, a quelle persone che in quanto malate meritano rispetto, ASSOLUTO,  perché ogni giorno lottano per la propria vita, con tutti i mezzi, tra le difficoltà di un territorio come il nostro Salento, ancora impreparato a far fronte all'emergenza tumori, tra le speranze proprie, dei loro familiari, dei loro medici; pensiamo al rispetto di chi viaggia per la speranza di curarsi, di chi sarebbe disposto a qualsiasi cosa pur di vivere anche un giorno di più. Il linguaggio della politica non appartiene a questo mondo; dovremmo ritornare all'Accademia di Ippocrate per riunire politica e saluta e pubblica, ma ahimè ciò che esprimono i nostri rappresentanti eletti è lontano anni luce dal mondo antico, nel linguaggio, nello stile, nell'essenza. Concludo con un invito alla lettura: DALL'ALTRA PARTE, un libro che ci porta nell'universo parallelo dei nostri malati, per provare a capire..."
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